L’Italia ha un grande patrimonio nei suoi oliveti. Da nord a sud, ci sono coltivazioni di olivi. L’olivo è coltivato nella zona del Lago Maggiore, in quella del Lago di Garda, in Liguria, in Toscana, in Umbria, nel Lazio, in Abruzzo, in Molise, in Campania, in Puglia, in Basilicata, in Calabria, in Sicilia e in Sardegna. Ci sono degli oliveti anche in Emilia-Romagna.
Purtroppo, sono sempre di più gli oliveti in stato di abbandono. Non più curati, vengono occupati dai roveti e dai boschi. In alcuni casi, sono anche distrutti. Questo è gravissimo ed è esecrabile.
Quella dell’olivo è una coltura storica del nostro Paese e noi la lasciamo andare in rovina perché i costi di gestione sono saliti alle stelle. Le politiche europee non ci hanno aiutati. Anzi, ci hanno danneggiati. Oggi importiamo oli d’oliva dalla Spagna, dalla Grecia, dalla Turchia e dalla Tunisia. Se questi Paesi decidessero di non esportare più i loro oli, qui in Italia, l’olio d’oliva diventerebbe un prodotto di lusso. Già Paesi come la Spagna stanno meditando di ridurre le loro esportazioni.
Anche la guerra in Israele potrebbe avere delle ricadute negative sulle importazioni di olio d’oliva.
Intanto, il prezzo dell’olio d’oliva sale. Sugli scaffali dei supermercati, una bottiglia di olio d’oliva italiano da un litro può costare anche 7 o 8 euro. Otto euro equivalgono a sedicimila lire. Tutto ciò è una follia.
Avevamo un grande patrimonio di olivi ed ora rischiamo di dipendere dagli altri per ciò che riguarda l’olio. Si spera che il Governo faccia qualcosa. Quello dell’olivicoltura è un settore importante per la nostra economia e l’olio d’oliva è un prodotto storico del nostro Paese.