Usain Bolt, Michael Phelps, Elisabetta II in versione bond-girl? Macche’, Londra 2012 e’ stata anche e soprattutto l’Olimpiade dei social network, di Twitter, una presenza continua, costante che ha fatto notizia, scatenato polemiche, prodotto denunce e perfino portato ad espulsioni. Insomma, per dirla tutta, ai Giochi in tanti sono scesi in pista, ma molti hanno gareggiato sulle testiere.
Eccolo il primo evento planetario ‘in community’: Twitter, Facebook, YouTube, chi piu’ ne ha piu’ ne metta, hanno seguito passo passo ogni gara, ogni momento olimpico, in una sorta di condivisione universale. Se a Sydney internet era ancora un mondo sconosciuto, se ad Atene muoveva i primi passi universali, se a Pechino si conviveva con le restrizioni, Londra ha rappresentato l’apoteosi dell’hashtag’, di un nuovo modo di seguire lo sport. Basti pensare al boom durante la cerimonia inaugurale che con quasi 5 milioni di condivisioni e’ diventato l’evento sportivo piu’ condiviso di sempre. E solo nella finale dei 200m le conversazioni su Bolt hanno superato gli 80 mila ‘tweet’ al minuto, nuovo record se ce ne fosse stato bisogno, superando indenne anche il rischio di black-out.
Ma Twitter e’ stato anche il filtro per dar sfogo alla rabbia, agli insulti, alle risate, una clava mediatica dall’ effetto boomerang a volte devastante. Insomma, interviste addio, ci hanno pensato i cinguetii virtuali a dar voce al Villaggio, a dar man forte agli atleti, a censurare comportamenti o peggio ancora rovinare amicizie. Qualcuno c’e’ andato giu’ duro come la triplista greca Voula Papachristou, cacciata dai Giochi – per la verita’ non c’e’ mai arrivata – per gli insulti razzisti (‘con tanti africani in Grecia, le zanzare del Nilo occidentale almeno mangiano il cibo come a casa’, aveva twittato) o il calciatore svizzero Michel Morganella, che si e’ beccato un ‘cartellino rosso’ per un commento poco nobile sugli avversari sudcoreani (‘datevi fuoco, banda di ritardati mentali’) che lo avevano da poco impallinato in campo. Di social-espulsione si e’ macchiato anche lo sprinter delle Antille, Kim Collins, che pero’ ha ‘mollato’ tutti e tutto dopo una pesante polemica con la sua federazione per aver confessato di aver passato la notte fuori del Villaggio con la moglie. Le cronache ricordano poi il caso della judoka brasiliana Rafaela Silva che dopo essere stata ripetutamente chiamata ‘scimmia’ da alcuni internauti ha deciso prima di rispondere per le rime e poi di abbandonare la rete.
Insomma, se qualcuno pensava di prendere sottogamba la community e’ rimasto deluso: non a caso, ancora prima del via ufficiale dei Giochi molti campioni si sono mobilitati censurando le restrizioni imposte dal Cio sull’utilizzo dei social network.
Uno sfogo collettivo che ha avuto eco perfino in mondi quasi sconosciuti ai social network: il padre delle judoka saudita, Wojdan Shaherkani, prima donna del suo paese a partecipare ad un’Olimpiade, ha minacciato di denunciare chiunque insulti la figlia, dopo il repentino ko (82 secondi) subito all’esordio.
Tra le pillole dei twitter olimpici c’e’ da ricordare anche l’hashtag di un 17enne di Weymouth che se l’e’ presa col connazionale Tom Daley, colpevole di una brutta performance in piscina, ed e’ finito in manette.
Meno burrascoso ma altrettanto rumoroso poi il tweet dell’azzurro Filippo Magnini, ‘al secolo’ fidanzato di Federica Pellegrini, che ha tuonato contro tutti prima di annunciare l’addio: ‘Non rispondo a chi e’ felice se l’Italia va male. Ora abbandono il mondo di Twitter, e’ pieno di gente cattiva’.
Londra 2012 chiude i battenti, internauti di tutto il mondo addio, per una nuova rimpatriata ci si vede a Rio 2016.
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