Che l’Unione europea batta un colpo, se possibile tre, sul delicato terreno degli Ogm. E’ questo l’invito lanciato oggi dalla Rete delle Regioni Ogm-free, al termine della IX Conferenza tenutasi a Erfurt in Germania. ‘Il compromesso in Europa e’ difficile, ma bisogna andare avanti con una legislazione comune e in quest’ottica e’ necessario far sentire con piu’ forza la nostra voce, sviluppando un’amplia coalizione con i consumatori, gli agricoltori e gli ambientalisti’, ha detto al termine dei lavori Paolo Petrini, assessore marchigiano all’agricoltura e presidente della Rete Regioni Ogm-free. La possibilita’ di decidere se coltivare o meno Ogm, norme comuni di etichettatura e regole per la coesistenza, sono i tre grossi nodi su cui la Ue e’ bloccata, in alcuni casi da anni. ‘Sulla proposta danese (la scorsa presidenza di turno della Ue, ndr) di lasciare agli Stati la decisione di permettere o vietare gli Ogm’, ha chiarito il vicedirettore della Dg salute e protezione dei consumatori della Commissione Ue Ladislav Miko, ‘abbiamo appena convinto l’Italia, la Spagna e la Svezia, ma Francia, Germania, Regno Unito e Belgio continuano a dire no’.
Per superare la minoranza di blocco e’ necessario che uno dei tre grandi cambi posizione e al riguardo il rappresentante del governo tedesco Cristoph von Heydebrand ha ribadito il ‘no’ della Germania. Secondo Petrini e’ invece ‘urgente’, anche alla luce della sentenza di oggi della Corte Ue contro l’Italia ed a favore della Pioneer, che la Ue prenda una decisione ‘riconsegnando ai singoli Stati membri la possibilita’ di limitare o vietare l’introduzione degli Ogm nel proprio territorio’. Il tutto inserendo nella valutazione ‘non solo elementi scientifici, ma anche socioeconomici’.
Qualcosa si muove, invece, sul fronte dell’etichettatura Ogm-free. Per fine anno Bruxelles presentera’ uno studio sulle etichette dei prodotti derivati, carne, latte, formaggi e uova, su cui al momento mancano regole comuni, mentre esistono leggi nazionali o regionali, com’e’ il caso della Regione Marche. Anche in quest’ambito i problemi sono pero’ diversi soprattutto per via di un mercato mondiale dei mangimi animali in grandissima parte Ogm. ‘I dati dovranno essere verificati e calibrati in modo da essere credibili – ha affermato Nico – con una tracciabilita’ tale da permetterci di rintracciare qualsiasi partita di foraggio, ma cio’ potrebbe aumentare brutalmente i costi di produzione’. Sulla base dello studio la Commissione sviluppera’ delle proposte di regolamentazione. Dal canto loro le Regioni Ogm-free chiedono ‘informazioni trasparenti’ perche’ ‘e’ un diritto dei consumatori esser tutelati’. Infine la coesistenza, un tema che per le Regioni Ogm-free, ormai arrivate a 56 membri da 8 paesi Ue piu’ la Croazia, non ha senso. ‘Dal nostro punto di vista’, chiarisce Petrini, ‘e’ impossibile tenere in sicurezza una coltivazione tradizionale o biologica se vicino ce n’e’ una Ogm’. Inoltre, insiste, i costi per le barriere ed i controlli necessari sarebbero tali da ‘rendere assolutamente insostenibile applicare la coesistenza nel nostro territorio’.
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