Politici italiani, su stampa e televisione, ogni tanto toccano il tema legato all’emigrazione dei nostri giovani dall’Italia, alla ricerca di opportunità di vita e di lavoro migliori. Politici, di maggioranza e opposizione, e rappresentanti delle istituzioni che – chi più chi meno – sono tutti d’accordo nel fare qualcosa per contrastare la fuga delle nuove generazioni dal BelPaese. Questo è bene, è bello che un tema del genere non finisca nel dimenticatoio ed è bello anche che talvolta maggioranza e opposizione possano pensarla allo stesso modo. Tuttavia qui, al di là delle chiacchiere, ci vogliono proposte concrete, da mettere in atto quanto prima per evitare che ragazze e ragazzi formatisi nelle nostre Università poi vadano a rafforzare le strutture di ricerca, per esempio, di altri Paesi e non della nostra Nazione.
Come MAIE, durante la nostra presenza nel governo italiano, con il presidente Ricardo Merlo Sottosegretario alla Farnesina, abbiamo fortemente lavorato al fine di individuare formule capaci anche di fare rientrare dall’estero i nostri ricercatori – ma non solo -, puntando per esempio sugli incentivi fiscali. Una formula che ha funzionato e che ha portato buoni risultati.
Tocca all’attuale governo, alle istituzioni, continuare a muoversi in questo senso, per contrastare il più possibile l’emigrazione – aumentando i salari, investendo in ricerca, dando ai nostri cervelli la possibilità di lavorare e crescere nel Paese in cui hanno studiato e si sono formati – e per convincere a rientrare in Patria chi è partito. Nel BelPaese mancano medici, per esempio: puntiamo sugli italiani all’estero e sui loro discendenti, potrebbe essere la soluzione. E fa piacere sapere che alcune Regioni d’Italia stiano iniziando a pensarci.
*vicepresidente MAIE – Movimento Associativo Italiani all’Estero