La Gazzetta del Mezzogiorno accoglie la denuncia di un’italiana, un’emigrata barese, che vive in un piccola cittadina della Catalogna, in Spagna. Un’odissea per un passaporto. Questa storia è solo la punta dell’iceberg: oltre confine non sono pochi i Consolati italiani che non funzionano come dovrebbero.
“Sono hostess di volo – racconta – e per ovvie ragioni ho bisogno di quel documento valido almeno 6 mesi prima della sua scadenza. Ho iniziato la mia pratica lo scorso settembre in Spagna e ancora oggi non ho ancora ricevuto la data dell’appuntamento per il rinnovo. Costretta dall’urgenza di trovare in tempi rapidissimi una soluzione, ho chiesto un appuntamento alla Questura di Bari. Ho affrontato un aggravio di spesa per il viaggio che mi ha riportato nella mia città e ho dovuto rinunciare ad alcune giornate di lavoro con una considerevole perdita economica”.
“Alla Questura di Bari – spiega – hanno subito accolto con urgenza la mia richiesta. Ora però è sorto un nuovo intoppo che la dice lunga sulla considerazione e sul trattamento riservato dagli italiani che vivono in un’altra nazione. Essendo io iscritta all’Anagrafe Italiana Residenti all’Estero la Questura di Bari, come prevede il regolamento, ha chiesto il nulla osta al consolato di Barcellona, dove però il responsabile delle autorizzazioni è fuori servizio per una malattia che si teme possa essere lunga. Non c’è un incaricato in grado di sostituirlo. La pratica è stata congelata. A Bari ho trovato comprensione e una burocrazia efficiente. Non sono la sola, chi si trova in una condizione di necessità reale viene aiutati. Eppure sono costretta ancora ad aspettare. Senza passaporto non posso lavorare e non vengo retribuita. Noi italiani nel mondo non abbiamo neanche la figura del difensore civico, per questo c’è una proposta di legge da dicembre, ma sembra che sia tutto fermo”.