L’economia italiana sta ”lentamente uscendo” dalla recessione, ma per il 2013 il Pil continuera’ a calare, unico caso tra i sette Paesi piu’ industrializzati del mondo. L’eurozona, invece, ha ritrovato la crescita, ma deve ora occuparsi di ripianare gli squilibri tra gli Stati membri e rimettere a posto le riserve di capitale delle sue banche. Sono i messaggi lanciati dall’Ocse nel suo Interim assessment di settembre, che si mostra un po’ piu’ ottimista sul futuro dell’economia mondiale pur ribadendo l’importanza di non trascurare i gravi rischi che ancora persistono.
Per quanto riguarda l’Italia, l’organizzazione parigina traccia un quadro ancora non positivo, ma ”in miglioramento”: nel 2013 il prodotto interno lordo si contrarra’ dell’1,8%, ma nella seconda parte dell’anno il ritmo di riduzione rallentera’ passando da -2,2% e 1,8% nei primi due trimestri al -0,4% nel terzo e -0,3% nel quarto. Sul fronte europeo, la situazione e’ certamente piu’ rosea, ma questo non significa che governi e autorita’ di vigilanza finanziaria possano tirare il fiato. A livello macroeconomico, rileva l’Ocse in una giornata contrastata per i listini europei e con lo spread giu’ a quota 240, il ”ribilanciamento” tra Paesi in deficit e in surplus ”resta incompleto”, cosa che ostacola l’efficienza complessiva del sistema. Servono quindi da un lato ”riforme per aumentare la produttivita”’ e migliorare la competitivita’ dei Paesi con debito elevato, e dall’altro ”misure per creare condizioni piu’ favorevoli all’investimento” in quelli in suplus, per ottenere ”una crescita piu’ equilibrata” nell’insieme dell’unione monetaria. Resta inoltre da risolvere la questione del rischio finanziario e delle banche, che in molti casi restano ”insufficientemente capitalizzate e appesantite da cattivi prestiti”.
Certo, precisa il rapporto, i primi passi verso una supervisione unica e un meccanismo comune di risoluzione delle crisi sono incoraggianti, ma servono anche garanzie sulla qualita’ di verifiche di capitalizzazione e stress test, oltre che sull’adeguatezza degli accordi di supporto finanziario per gli istituti in difficolta’. L’eurozona non e’ pero’ la sola a correre rischi di ricaduta in questa fase di ”ripresa moderata” ma non ancora consolidata: l’intera economia mondiale potrebbe tornare a rallentare se si dovesse abbandonare troppo presto il sostegno alla domanda.
Per questo l’Ocse lancia un appello alle banche centrali, Fed e Bce in testa, invitandole a non disdegnare un ulteriore uso di ”politiche monetarie non convenzionali”. All’istituto americano, in particolare, l’Ocse raccomanda un mantenimento ”per un certo tempo” dei tassi d’interesse a livello basso, mentre all’Eurotower chiede di mantenere ”condizioni accomodanti” e di pensare a usare misure ad hoc per rendere piu’ efficace la trasmissione degli effetti della sua politica monetaria all’economia reale, in particolare sul fronte della disponibilita’ di credito.
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