Che il prodotto agroalimentare Made in Italy sia da tutelare è cosa ovvia. Ogni nostro prodotto ha una sua storia. Per esempio, il pesto alla genovese è legato alla storia della Repubblica marinara di Genova e del suo territorio, con il basilico di Pra’, l’Olio extra vergine di Oliva Taggiasca, i pinoli pisani, l’aglio di Vessalico, il formaggio Parmigiano-Reggiano stagionato 30 mesi, il formaggio pecorino Fiore Sardo ed il sale delle saline di Trapani.
Il risotto alla pilota, tipico delle campagne mantovane dei Comuni di San Giorgio-Bigarello, Castel d’Ario, Villimpenta e Roncoferraro si fa con l’impasto di carne suina con i quali si fanno gli insaccati ed il Riso Vialone Nano Mantovano bollito nell’acqua e non mantecato. Questo piatto legato alle corti mantovane lo si faceva per assaggiare l’impasto di carne da insaccare quando si uccideva il maiale, il 25 novembre, giorno di Santa Caterina.
In ogni prodotto made in Italy, da Nord a Sud, vi è un pezzo della storia italiana.
In un mondo globalizzato come quello attuale, il rischio di imitazione è elevato. Basti pensare a certi ristoranti spacciati per italiani nel mondo, i quali di italiano hanno solo il nome. Così, si spaccia per prodotto italiano un prodotto che italiano non è. Questo non danneggia solo il commercio dei nostri prodotti, ma si dà anche un’immagine distorta del nostro Paese nel mondo.
Serve che l’Italia si attivi meglio per la difesa del prodotto agroalimentare italiano, facendolo conoscere bene al mondo, perché i clienti possano distinguerlo dalle imitazioni.