Avremmo voluto offrire ai lettori un quadro più sereno di questa nostra Italia. La realtà, purtroppo, ci ha fatto desistere. L’Esecutivo, di fatto, non riesce a far fronte ai bisogni del Paese. I senza lavoro restano milioni e le prospettive occupazionali non possono basarsi su “promesse” facili da fare, ma difficili da mantenere. Di fronte ad una realtà che è palese per tutti, non potevamo scrivere con dell’ottimismo a buon mercato. L’impegno resta chiaro: o si esce dalla crisi con proposte percorribili e senza favori politici, o si favoriscano le elezioni politiche nella primavera 2017.
Nel nostro Paese convivono due manifestazioni d’impegno: una solidale, l’altra probabilista. Entrambe, a nostro avviso, senza futuro. Un distinguo, data la premessa, non è possibile ed è anche ben noto a chi governa e a chi è all’opposizione. Non è solo questione d’avere pazienza con la certezza del maturare di tempi migliori. Sono i ”tempi” che restano inchiodati alla nostra depressione nazionale. L’Italia, proprio per la sua appartenenza a un sistema economico europeo, ha delle regole da rispettare. Non tanto perché imposte, quanto per essere state accettate al momento dell’ingresso nell’Area Euro.
Sparita l’inflazione, s’è imposta la deflazione. Pur se certi prezzi calano, gli italiani comprano sempre di meno. Così, il bilancio del “dare” e dell’”avere” non è mai in equilibrio. E’ una realtà che chi vive nel Bel Paese subisce quotidianamente. Che la nostra Economia sia ancora in “negativo” è ben noto, ma i politici continuano a promettere ciò che è, umanamente, impossibile.
Il Prodotto Nazionale Lordo è il termometro della nostra situazione. I giochi di borsa, per carità, non sono per tutti; tanto meno per noi. Tra l’altro, sarebbero necessarie certezze e non speranze. Con l’autunno, Renzi dovrà rifare i conti. Verificando, tra l’altro, se l’alleanza di centro/sinistra abbia, ora la stessa valenza di quando è stata ratificata. Non è indispensabile mantenere posizioni indifendibili e le alleanze, lo dice la parola stressa, possono essere mutate. Anche là dove l’esiguità dei numeri potrebbe aprire una “crisi” che è da scongiurare solo se dovesse compromettere maggiormente un’economia che ha bisogno di stimoli e di tanta fiducia.
La macchina produttiva nazionale potrà riprendere a funzionare regolarmente solo se i politici favoriranno gli investimenti in Italia senza far leva, come da sempre, sul costo del lavoro ed eliminando leggi punitive che hanno fatto tramontare il sogno dei “diritti acquisiti”. Molti obiettivi sociali sono falliti. Il tempo per rimediare è venuto.
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