Archiviata la prevedibile sconfitta elettorale credo che la destra politica italiana – intesa nel suo concetto più ampio – se vorrà risalire l’onda del disastro debba finalmente prendere delle decisioni e riorganizzarsi partendo più o meno da zero.
Visto che deve nascere e svilupparsi un progetto almeno a medio termine, credo che il prossimo futuro si giocherà su due fronti, ovvero il superamento di Berlusconi e la necessità di promuovere nuove aggregazioni politiche.
Sul primo punto credo che ormai non ci siano dubbi: Berlusconi è tramontato (e qui molti potrebbero anche legittimamente aggiungere “purtroppo”, altri “per fortuna” o “finalmente”), ma comunque questo è ormai un dato di fatto e chi non lo capisce va contro la logica del tempo. Ciò significa avviarsi verso un periodo di tensioni e rivalità interne a Forza Italia, ma finalmente anche aprirsi alla scelta di nuovo leader con criteri, si spera, di democrazia interna.
Il secondo punto è che – in parallelo a quanto avverrà in Forza Italia ed in vista di un ricompattamento almeno elettorale – serve assolutamente che tutte le diverse forze politiche residuali alla diaspora del fu PdL abbiano il coraggio di parlarsi e di riunirsi.
La Lega Nord e Fratelli d’Italia, per esempio, debbono lavorare seriamente per verificare e decidere se sono o meno in grado di sottoscrivere un programma comune.
C’è un precedente che qualcuno ricorderà: nel 1994 Pinuccio Tatarella compì il miracolo della nascita vittoriosa del “Fronte del Buongoverno”, ovvero una alleanza FI-Lega al Nord e FI-AN al centro Sud che per la prima volta nel dopoguerra portò la destra al governo.
Oggi, superati antichi steccati e barriere ideologiche, deve nascere un partito dove si parli degli interessi degli italiani, sia in tema di politica interna che europea ed internazionale, e quindi un movimento “ad equilibrio variabile” che abbia logicamente nella Lega il suo baricentro al Nord e in FdI nel Centrosud sarebbe una novità importante, capace di creare le basi per un “Fronte Nazionale” italiano.
Matteo Salvini da una parte e Giorgia Meloni dall’altra hanno caratteristiche ben diverse da Bossi e Fini, hanno capito che la beceraggine degli slogan non serve più, ma piuttosto occorrono contenuti ed è su questi che possono intercettare una buona fetta di elettorato disponibile ad ascoltarli.
Lavoriamo allora concretamente su questo obiettivo, verifichiamo bene gli ampi margini di una collaborazione operativa che deve cominciare a nascere subito su cose concrete, ma capace di essere strategica in vista di una “federazione” politica futura.
Metà italiani non votano più, sono demotivati e scettici, aspettano che appaia una guida alternativa a Renzi, sono preoccupati del loro futuro, vogliono certezze dopo le delusioni di un centro-destra che aveva promesso e non ha mantenuto perdendo infinite occasioni. Stanno insomma alla finestra, aspettano…
Una alleanza Lega-Fratelli d’Italia che incalzi Renzi ed il governo sulle questioni concrete in campo economico a tutela innanzitutto di ceti medi abbandonati è il contenitore naturale dove raccogliere i voti lasciati liberi da Forza Italia in attesa di stringere poi un’alleanza politico-elettorale anche con il partito dell’ex Cavaliere. Sorpresa: con queste semplici due mosse oggi sarebbe già riunito un buon terzo dell’elettorato.
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