Nessun impianto nucleare dovra’ essere chiuso, almeno per ora, nell’Unione europea. Ma dopo l’esperienza dell’incidente di Fukushima saranno necessari ingenti investimenti – fra i 10 e i 25 miliardi di euro – per migliorare la sicurezza di molti impianti al fine di metterli maggiormente al riparo dai rischi legati a eventuali disastri come terremoti, inondazioni o black out del raffreddamento dei reattori (per esempio a causa dell’impatto di un aereo). Sono queste le principali conclusioni del rapporto presentato oggi dalla Commissione europea in base ai risultati degli stress test condotti durante gli ultimi 18 mesi sui 145 reattori presenti in 15 Stati membri dell’Ue. Un esercizio che ha coinvolto operatori, regolatori nazionali ed esperti degli Stati membri europei.
‘Nell’insieme il livello di sicurezza e’ soddisfacente, ma quasi ovunque sono possibili miglioramenti’ ha detto il commissario Ue all’energia, Gunther Oettinger, che non vuole archiviare l’esperienza degli stress test e punta su standard comuni per tutti. ‘Sono fiducioso – ha annunciato Oettinger – che la relazione non verra’ messa in un cassetto ma sara’ la base per futuri progetti legislativi’. Nei prossimi dodici mesi la Commissione europea lavorera’ infatti ad una nuova direttiva sulla sicurezza degli impianti nucleari, che garantisca ‘parametri elevati’ uguali in tutta l’Ue. ‘Penso che alcuni obblighi vadano imposti a livello europeo – ha spiegato Oettinger – inclusi quelli assicurativi e finanziari’, che potrebbero quindi avere un impatto sul costo finale dell’energia elettrica prodotta.
Nel frattempo pero’ gli Stati membri dovranno fare i conti con i risultati degli stress test. Secondo la tabella di marcia di Bruxelles, i regolatori nazionali dovranno preparare un piano d’azione entro la fine del 2012, che verra’ rivisto da esperti indipendenti a inizio del 2013, per verificare se hanno soddisfatto le raccomandazioni Ue. Sara’ poi la Commissione europea a tirare le somme e a fare il bilancio finale sulla effettiva attuazione delle misure richieste, a giugno del 2014.
Nella fotografia scattata dal rapporto Ue, le carenze rispetto ai migliori parametri internazionali esistenti non mancano: gli standard attuali per il calcolo del rischio non sono applicati in 54 reattori nel caso di terremoti e in 62 reattori per il pericolo inondazioni, cioe’ almeno un terzo del totale (145 reattori). Gli strumenti di misura e allerta di possibili terremoti dovrebbero essere installati o migliorati in 121 reattori, mentre 81 non hanno luoghi sicuri dove porre le apparecchiature per fare fronte a gravi incidenti. Altri 32 reattori invece non sono ancora equipaggiati con sistemi di ventilazione che consentano una depressurizzazione sicura in caso di incidente e 24 reattori non dispongono di una sala di controllo di emergenza da utilizzare nel caso in cui quella principale sia fuori uso.
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