Spari, urla, case e alberghi in fiamme: e’ una notte di sangue quella tra domenica e lunedi’ a Mpeketoni, sulla costa orientale del Kenya. Nell’attacco, secondo quanto riferisce un portavoce della polizia, 49 persone sono state uccise. I responsabili dell’ennesimo massacro nel Paese sono gli islamisti somali di Shabaab, che in un comunicato hanno rivendicato l’attacco definendolo una risposta alla "repressione brutale del governo contro i musulmani in Kenya".
Gli estremisti hanno intimato ai turisti e agli stranieri, per la loro sicurezza, di "stare lontani" dal Kenya, ormai definito "zona di guerra". L’assalto della citta’, situata a un centinaio di chilometri dal confine somalo, e’ iniziato alle 20 locali di domenica sera, mentre molte persone si trovavano riunite nelle case e nei locali per seguire i Mondiali di calcio brasiliani.
"Una cinquantina di terroristi armati sono entrati in citta’ con tre veicoli. Avevano bandiere di Shabaab e parlavano in somalo gridando ‘Allah Akbar’" ha dichiarato il capo aggiunto del distretto Benson Maisori. Gli estremisti islamici, vicini ad Al Qaida, hanno cercato di prendere il controllo di una stazione di polizia e dell’armeria ma sono stati respinti.
Grida, pozze di sangue nelle case, edifici crollati e in fiamme: una notte di violenza e caos. L’attacco, secondo quanto riferisce Al Jazeera, non aveva come obiettivo i cittadini stranieri, spesso nel mirino dei terroristi somali. La Bbc ha riportato che gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno consigliato ai propri cittadini nel Paese di stare lontani dalla zona costiera.
Un appello giunto a pochi giorni dalla chiusura del consolato britannico di Mombasa per questioni di sicurezza. Il Kenya Tourism Board ha specificato che al momento dell’attacco non c’erano stranieri nella citta’. Mpeketoni si trova a una trentina di chilometri dalla citta’ di Lamu, principale meta turistica della zona e patrimonio dell’Unesco.
La maggioranza dei suoi abitanti e’ cristiana, mentre la costa, dove si concentrano i turisti occidentali, e’ principalmente musulmana. Il governo del Kenya ha annunciato un rafforzamento della sicurezza in tutto il Paese.
"La linea rossa e’ stata superata" ha dichiarato il ministro dell’Interno Ole Lenku. "I colpevoli dovranno pagare". L’esercito ha utilizzato anche mezzi aerei per respingere l’attacco dei terroristi che, dopo aver lasciato la citta’, hanno raggiunto il vicino villaggio di Kibaoni, continuando le violenze. "Mi hanno chiesto se sapevo chi fossero gli Shabaab" ha raccontato una donna del villaggio. I terroristi hanno fatto irruzione nella sua casa e hanno sparato al marito. "Mi hanno detto che il nostro governo si e’ rifiutato di ritirare le truppe dalla Somalia, e che sono venuti in Kenya per lasciare vedove e orfani".
Dall’inizio dell’anno sono almeno 77 le vittime degli attacchi degli islamisti somali in Kenya. Un mese fa, il 16 maggio, una duplice esplosione nel mercato di Gikomba di Nairobi ha causato la morte di 10 persone. La scia di sangue nel Paese e’ iniziata nell’ottobre del 2011, quando l’esercito keniano si e’ unito alle forze dell’Unione africana per combattere i terroristi in Somalia. Il massacro di Mpeketoni e’ il secondo piu’ sanguinoso del Kenya dopo quello di settembre 2013, quando Shabaab ha attaccato il centro commerciale Westgate, nella capitale, uccidendo almeno 67 persone.
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