Corsi di studio anche di livello universitario, attivita’ ricreative, biblioteche e palestre: per i piu’ reazionari la prigione di Ila – che ospitera’ Anders Behring Breivik per i prossimi 21 anni e, forse, per il resto dei suoi giorni – e’ una struttura paragonabile ad un ‘hotel a due stelle’ e quindi poco ‘adatta’ a rappresentare la massima punizione per un killer del calibro del ‘mostro’ di Utoya. Eppure questo carcere di massima sicurezza non e’ che un tassello del sistema giudiziario norvegese. Un sistema ‘avanguardista’ che, nel pieno rispetto dei diritti umani del condannato, punta decisamente alla sua piena riabilitazione.
Situato alle porte di Oslo, ex campo di concentramento durante l’occupazione nazista della Seconda guerra mondiale, la prigione di Ila ospita oggi i criminali piu’ pericolosi della Norvegia. E’ composta da 12 settori, puo’ accogliere fino a 124 detenuti e vi lavorano 234 guardie di sorveglianza. L’ultima fuga di un detenuto da Ila risale al 2004, ma l’uomo fu catturato dopo pochi minuti. Qui, sin dal suo arresto, Breivik ha trascorso gran parte del suo tempo, in rigoroso isolamento. E, dopo il verdetto di oggi, il killer tornera’ negli stessi alloggi che finora lo hanno ospitato.
Lo spazio comprende tre celle, di 8 metri quadrati ciascuna: una camera da letto, una mini-palestra e uno studio, con un computer non collegato alla rete. Qui, secondo i suoi legali, Breivik starebbe lavorando alla sua autobiografia. Il detenuto ha inoltre diritto a guardare la tv e a scrivere lettere, oltre che all’accesso ad un cortile esterno protetto da alti muri e filo spinato. Breivik ‘ha dei diritti umani. E cio’ riguardano un regime penitenziario umano’, ha puntualizzato la portavoce di Ila, Ellen Bjercke, spiegando che l’ambizione e’ far uscire il killer dall’isolamento e permettergli l’accesso ai servizi riservati agli altri detenuti. Servizi eccellenti, che comprendono corsi di studio di vario livello, palestre, attivita’ nei laboratori della prigione in cui vengono prodotti mobili, cappelli e guanti. Insomma, chi voleva vedere Breivik ‘all’inferno’ restera’ deluso. Neppure il killer di Utoya e’ riuscito a cambiare i cardini del sistema giudiziario norvegese.
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