La Norvegia, dopo lo schock degli attentati dello scorso 22 luglio, fa i conti con la propria sicurezza e con Anders Behring Breivik, l’estremista anti-islamico per il quale venerdì 29 è previsto un nuovo interrogatorio.
Il processo al "folle" uomo, come qualcuno lo ha definito, non si dovrebbe tenere prima del 2012.
Nel frattempo, per ciò che riguarda il tema della sicurezza interna, da Bruxelles gli esperti anti-terrorismo norvegesi e europei hanno dibattuto su un rafforzamento della cooperazione per impedire attacchi di questo tipo. Allo stesso modo, sono arrivati anche alla conclusione che prevedere gli attacchi di Oslo sarebbe stato impossibile.
Sono ancora tanti i dubbi da chiarire per ciò che riguarda tutta la vicenda. Anders era solo o c’erano con lui altre persone? Perchè aveva con sè un walkie talkie? C’è quindi da fare chiarezza: ha avuto dei complici che lo hanno aiutato a portare a termine la strage?
Di sicuro c’è che Ander Behring Breivik non voleva morire. "Quando lo abbiamo visto, aveva le mani sulla testa. La sua arma era a terra, a una quindicina di metri da lui. Poi uno dei nostri lo ha bloccato, mentre gli altri correvano a prestare i primi soccorsi", ha testimoniato Haavard Gaasbakk, comandante della squadra di agenti intervenuta sul posto. Breivik rispondeva agli ordini della polizia ed era chiaro che non volesse rischiare la vita in uno scontro a fuoco.
Il Paese del Nord Europa prova comunque a riprendersi e a guardare avanti. A settembre si è deciso di mettere sul tavolo della discussione una proposta della Commissione contro il rischio di bombe fatte in casa.
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