In questi ultimi giorni ho passato le mie notti in bianco a pensare, a lottare contro me stesso per cercare di convincermi che in fondo questa è la mia patria, quella che i miei nonni hanno costruito con il sudore della fronte e per la quale hanno sacrificato la loro vita morendo in guerra.
Mi sono chiesto però se questa è l’Italia che mi hanno lasciato, se l’Italia di oggi somiglia almeno un poco a quella di ieri in cui il rispetto era alla base di tutto. In politica non si denigrava l’avversario, si discuteva ma sempre nella libertà di pensiero dell’altro; era un’Italia dove il tuo diritto era riconosciuto, difeso.
Mi rendo conto che quello che sto per dirvi è solo un mio sfogo e non servirà a nulla: la mia non è una presa di posizione, una trovata elettorale, non sono candidato. Questa lettera aperta racchiude la risposta a tutte quelle domande che mi sono posto durante le mie notti lunghe e stressanti e in alcuni momenti di sconforto.
Non mi sento più italiano, per tre motivi. Il primo è che l’Italia mi ha tradito, non è più l’Italia dei miei nonni, ma un Paese che calpesta i diritti acquisiti, che ti limita nella libertà di espressione, che non ti consente di metterti in gioco per migliorare la vita tua e dei tuoi connazionali. Per me non è un Paese civile e progredito.
SEGUI ITALIACHIAMAITALIA SU FACEBOOK, PER TE CONTENUTI ESCLUSIVI
Secondo motivo. L’Italia ha abbandonato per strada i propri figli: come è accaduto dopo la seconda guerra mondiale, accade oggi che migliaia di giovani sono costretti ad emigrare lasciando a casa genitori, amici e sogni, mentre i politici li prendono in giro con riforme da quatto miseri soldi, svendendo il diritto al lavoro che è al primo punto della nostra Costituzione.
Terzo ed ultimo motivo, ma per me il più importante: noi italiani nel mondo dal 2006 ad oggi siamo stati presi per i fondelli, e non mi riferisco solo alle problematiche tipo cittadinanza e tasse varie; il voto estero è una buffonata che è stata anche fonte di criminalità.
Nessuna politica seria per la difesa del made in Italy e per lo più ci hanno sempre messo i bastoni fra le ruote. Nel 2013 nella circoscrizione AAOA, i due partiti maggiori – Pd e Monti – erano vicini, in America quando si verificano situazioni del genere si dice “too close to call”.
Monti era ad un passo dalla vittoria, ma venne in aiuto al Pd lo sciopero delle poste in Sudafrica, le schede non arrivarono, addirittura furono distrutte. In Italia cosa fanno, ignorano il tuo diritto, decidono che il voto espresso in Sudafrica non conta e così il Pd con una manciata di voti si prende il suo feudo. Viva l’Italia, viva la democrazia.
Nel 2017, cosa si inventano: due emendamenti, uno che dà la possibilità ad un italiano residente in Italia di potersi candidare in una della quattro circoscrizioni estere, mentre io italiano residente all’estero non posso candidarmi per un seggio in Italia: con tutto il rispetto per il sig. Rossi che vive a Canicattì, che ne sai lui dei problemi di un cittadino italiano residente a Five Dock in Australia?
È più probabile che un residente italiano estero abbia maggior informazioni sul Comune di nascita che viceversa.
Ma la ciliegina sulla torta l’ha messa l’On. Fiano, l’emendamento che porta il suo nome ma in realtà è stato scritto da altri, impedisce a chi ha fatto parte di istituzioni estere negli ultimi cinque anni di potersi candidare. I due emendamenti di fatto ledono non solo il diritto acquisito, ma addirittura quello di nascita.
Un italiano che è all’estero non per scelta o per vacanza, ma per mancanza di lavoro, non ha la parola, né il lavoro né la libertà, tre cose che i miei nonni volevano donare a me e a milioni di italiani.
Non voglio parlare delle operazioni di scrutinio che avvengono a Castelnuovo di Porto dove ci vorrebbero i caschi blu dell’ONU a controllare le illegalità.
Se l’Italia non mi considera italiano, perché io debbo considerarmi italiano e farmi prendere per il fondelli da loro? Ho sempre difeso il made in Italy prima come persona e poi come professionista, ma se questa è l’Italia, non la considero più mia.
Nei prossimi giorni consegnerò al consolato il mio passaporto, grazie a Dio sono cittadino australiano e qui almeno mi rispettano e rispettano i miei diritti acquisiti. Addio Italia, volevo contribuire a renderti più bella, più onesta, più giusta ma tu hai tradito me e tanti milioni di italiani all’estero, hai tradito i tanti giovani come me, quelli di ieri e di oggi.