Metà della popolazione mondiale è composta da persone che hanno qualcosa da dire ma non possono. L’altra metà da persone che non hanno niente da dire e continuano a parlare (Robert Frost)
La comunicazione avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento di anima. (Henri Bergson)
La comunicazione non è quello che diciamo, bensì quello che arriva agli altri. (Thorsten Havener – autore tedesco)
L’unico grande problema della comunicazione è l’illusione che abbia avuto luogo. (George Bernard Shaw – drammaturgo irlandese)
L’ATTIMO FUGGENTE E LE CLASSIFICHE
Come i nostri lettori più affezionati sanno bene, siamo molto attenti alle attività – meriti e demeriti – dei comunicatori. Quanto a me, fin da ragazzo ho il pallino delle classifiche: se sono compilate con oggettività, rappresentano un metodo di comunicazione divulgativa esemplare. Ho fondato alcuni anni fa la rivista “L’Attimo Fuggente”, che pubblica in ogni numero pagelle, giudizi – sempre in una parola classifiche! – non solo sui comunicatori, ma su manager, politici, personaggi che ricoprono ruoli istituzionali… Qualche volta, oggi ad esempio, tento di approfondire gli argomenti di attualità.
UN GRAN PASTICCIO ALLA TIM
Alla Tim, operativo con merito era, e rimane, Luca Josi. Molti non lo sanno, al di fuori degli addetti ai lavori, ma è stato Josi ad inventare – perché è un creativo – quella geniale idea pubblicitaria, incentrata sui ballerini. Ebbene, cosa sta succedendo oggi alla Tim? Alessio Vinci è stato nominato responsabile della comunicazione, sotto la direzione guidata da Josi, così sembra nel comunicato. Almeno così pare…
LARGO ALLE PAROLONE IN INGLESE…
E qui comincia il pasticciaccio, non solo in Tim, ma ormai dovunque, nascosto e configurato sotto inutili e fuorvianti parole straniere. Brand strategy and media. Digital communication. Media management. E altre ne leggerete. Ho già l’indigestione.
Vinci è stato nominato, infatti, direttore “institutional communication”, e a chi risponderà? Non a Josi, ma al presidente Arnaud de Puyfontaine.
Luca Josi risponde al nuovo amministratore delegato, Amos Genish, e avrà la guida di “digital communication” diretta da Paolo Artuso, “head” (head, capito? Head… No capo, sarebbe troppo semplice, minchia!). E da Mariano Tredicini, “head”, anche lui, come negarglielo? E il “media management”, affidato ad Alessandro Battistoni (Anche lui “head” o no?).
MA CHI E’, VINCI?
Se la memoria non mi inganna, Alessio aveva condotto il primo Matrix a Canale 5, direi senza lasciare memorabili buone impressioni. Poi aveva abboccato ad Agon Channel, una curiosa televisione fondata da un imprenditore (settore rifiuti) in Albania. Disastro, questo sì, ben noto. Poi, si era accomodato – aveva affascinato, non poteva essere diversamente, Luca di Montezemolo – su una poltrona di Alitalia. Non dirò disastro, ma nessuno si è accorto della sua presenza. Qualche maligno mi dice che non rispondeva neanche al telefono, solo via SMS, nuova forma, di comunicazione, cara perfino a Matteo Renzi. Ricopriva l’incarico di “Senior Vice President Corporate Communications”: due volte minchia!, ci sta. A maggio è uscito e, così pare, è stato efficacemente sostenuto da Montezemolo che a sua volta aspirava a irrompere nei vertici di Tim.
L’ESPERIENZA IN CNN…
Ricorderò anche che Vinci per diciotto anni lavorò per la CNN come corrispondente da Mosca, Belgrado, Berlino e Roma. Non so perchè ne sia uscito. Questa esperienza internazionale avrebbe indotto il leader francese di Tim a designarlo: forse anche per il suo passato in Mediaset, con cui Vivendi, primo azionista di Tim e secondo socio del Biscione, deve ricucire i rapporti.
E così Vinci è il nuovo capo della comunicazione, definito esclusivo. Dovrà riannodare i rapporti con il governo? Con lui Francesco Russo, che lascia la Comin&Partners.
CONCLUSIONE… SPRECO DI PAROLE E DI INCARICHI
Adoro la sintesi. In Tim c’era, e rimane, non si capisce bene con quali responsabilità, un ottimo creativo: Josi, come detto. C’era anche un comunicatore modesto Ivan Dompè, delegato ad altre funzioni, non specificate, neanche in inglese, poverino. (Dompè, mi aveva inizialmente conquistato perché si era presentato come genoano, genoano come me: tutti hanno qualche debolezza, ho capito tardivamente che Dompè genoano vero non è – in rima). Arriva, ma non è chiaro come funzionerà il tandem con Josi, Alessio Vinci. Affiancato da Francesco Russo, esperto, la citazione gli è dovuta, di “practice public affairs”. Boh! A me sembra un grande pasticcio.
NON CI SONO PIÙ I COMUNICATORI DI UNA VOLTA
Sarà la mia età incline alla nostalgia, ma io ricordo straordinari comunicatori degli anni 80, come Mario Zamorani e Roberto Caravaggi. E ancor prima, Giampaolo Cresci. Zamorani era tanto potente, da finire – senza accertabili responsabilità – tra i primissimi nelle maglie della ghigliottina di Tangentopoli. Geniale, competente, instancabile nel lavoro. Roberto Caravaggi era l’uomo di fiducia di Franco Viezzoli, grande manager all’Enel. Per ricordarlo, basterà dire che un giorno ero con lui nel suo studio, Roberto alzò il telefono e disse alla segretaria “Chiamami l’ambasciatore americano”. Così fu, e al telefono restò in attesa l’ambasciatore. C’è qualcuno, oggi, che possieda lo stesso carisma?
E Cresci? Era fanfaniano, uomo di stretta fiducia di Ettore Bernabei, uomo di stretta fiducia di Amintore Fanfani. Arrivava dovunque, con passi felpati, tutelando i suoi capi e l’azienda, senza arroganza. E oggi? Forse l’unico avvicinabile, simile, è Stefano Lucchini, grandioso all’Eni, oggi però fa un altro mestiere, più importante, come dirigente di Banca Intesa. Mi piaceva anche Gianluca Comin, efficace all’Enel, ma da quando si è messo in proprio l’ambizione lo sta portando fuori strada. Se leggete l’Attimo Fuggente, ci sono tante pagine e altrettante pagelle su buoni, mediocri e pessimi comunicatori. Ne parleremo un’altra volta.
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