Matteo Renzi ha provato a stoppare il ‘tormentone estivo’ dell’articolo 18, ma il tema dell’abolizione dell’articolo dello Statuto dei lavoratori continua a tenere banco nei dibattiti estivi. "Un simbolo. Un totem ideologico. Proprio per questo trovo inutile stare adesso a discutere se abolirlo o meno", aveva detto il presidente del Consiglio, rispondendo al vice premier, Angelino Alfano che aveva piu’ volte invece caldeggiato l’abolizione dell’articolo 18. Ma, inevitabilmente, il tema resta di attualita’ e molto probabilmente nemmeno le nuove dichiarazioni del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, serviranno a chiudere il dibattito sul tema.
"Se ci infiliamo nel solito braccio di ferro sull’articolo 18 non portiamo a casa nulla" e piu’ che partire dai licenziamenti, dobbiamo "uscire dal vecchio conflitto impresa-lavoro e ragionare su partecipazione responsabile, condivisione, cooperazione", ha spiegato in un colloquio con il Corriere della Sera, sottolineando come si debba ragionare sul contratto di inserimento a tutele crescenti, rendendolo "meno oneroso per l’impresa" e quindi preferibile rispetto al contratto a termine senza causale.
Poletti torna anche su un altro tormentone, quello degli esodati, dicendosi favorevole a un intervento sulle pensioni alte a favore dei lavoratori che rischiano di finire senza un posto di lavoro in attesa di ricevere la pensione. Ma le parole di Poletti, inevitabilmente, riaccendono il dibattito politico.
"Il ministro del Lavoro sembra escludere correzioni e integrazioni alla delega lavoro nonostante il presidente Renzi abbia esplicitamente ipotizzato il superamento dello Statuto dei Lavoratori", insiste Maurizio Sacconi, presidente del gruppo Ncd al Senato, secondo il quale "la flessibilita’ nel solo primo triennio" del contratto di inserimento sarebbe non solo inutile in relazione ai contratti a termine ma soprattutto negativa per i contratti di apprendistato che ne sarebbero scoraggiati".
Per Sacconi "sarebbe davvero paradossale intervenire su tutto escludendo solo l’art.18".
Sulla stessa linea Scelta Civica: "l’art.18 e’ un oggetto d’antiquariato che, se non sara’ cancellato o modificato, si auto-estinguera’", ribadisce Gianfranco Librandi, parlando di "stortura che impedisce alle aziende di rinnovare il rapporto di lavoro di migliaia di giovani".
Sul tema si inseriscono anche i socialisti, con il vice ministro dei Trasporti, Riccardo Nencini, che propone di accorciare da tre a due gli anni dopo i quali arrivi la tutela dell’articolo 18, ma "quello originario, non quello modificato dal ministro Fornero". Infine, e’ il presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano, a rimandare al mittente le proposte di Ncd, dopo che, a suo dire, Poletti ha "definitivamente seppellito il tema della cancellazione dell’art.18". "Il Nuovo Centro Destra dovra’ farsene una ragione, anche perche’ in una logica di coalizione e’ impensabile immaginare di imporre unilateralmente le proprie opinioni", aggiunge Damiano.
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