‘I leader di sei stati si riunirono a Roma ‘citta’ eterna’ per cominciare un nuovo futuro’. Con queste parole il presidente della Ue Herman van Rompuy ha ricordato le radici ‘italiane’ del progetto europeo, premiato oggi ad Oslo con la consegna del Nobel per la pace ai rappresentanti delle istituzioni Ue.
Venti i capi di stato presenti, assieme alla famiglia reale norvegese, nel Radhuset di Oslo per la consegna del diploma a Van Rompuy e al presidente della Commissione Ue Jose’ Manuel Barroso e della medaglia d’oro al presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. Medaglia e diplomi: i simboli del premio promosso da Alfred Nobel per placare i sensi di colpa per aver inventato al dinamite e che ogni anno viene consegnato nel giorno della sua morte. Otto gli assenti. A omaggiare l’Europa, naturalmente Merkel, Hollande, Monti, il presidente della Bce, Mario Draghi, ma anche Samaras, il premier della Grecia sul baratro, il portoghese Passos Coelho e l’irlandese Kenny che rappresentano il volto vincente delle ricette di risanamento europeo. E soprattutto il croato Milanovic, simbolo dell’allargamento continuo e dell’Europa che esce dai conflitti.
A dare forfait per euroscetticismo manifesto, oltre a David Cameron che, in rotta di collisione con Bruxelles, ha mandato in sua rappresentanza il vice (ed europeista) Nick Clegg e a Londra se n’e’ andato a pranzo con i giornalisti, anche Svezia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia. Inspiegata l’assenza del Lussemburgo, che era tra i fondatori dell’Europa assieme a Germania, Francia, Italia, Belgio e Olanda. Polemiche quelle del contrariato cipriota Kritofias (presidente di turno, ma escluso dal podio della premiazione) e del maltese Gonzi, probabilmente offeso per la vicenda dell’ex commissario Ue Dalli.
Il presidente del Comitato norvegese per il Nobel, Thornbjorn Jagland, contestato da tanti sia per la scelta di Obama sia per quella della Ue, nel suo discorso ha spiegato che proprio in tempo di crisi un progetto come quello della Ue e’ ‘piu’ importante che mai’.
Facendosi perdonare la gaffe di aver ‘dimenticato’ la settimana scorsa l’Italia nel video di presentazione del percorso europeo, Van Rompuy ricorda che il progetto europeo ha avuto le sue radici nel Trattato di Roma. E usando l’italiano la chiama come la conoscono nel mondo ‘la citta’ eterna’. Chiude il discorso dichiarando ‘l’orgoglio di essere europeo’. E conquista la standing ovation.
Anche piu’ lungo l’applauso per Barroso, che quasi si commuove nel finale e lancia l’appello ad intervenire in Siria, ammonendo che quello che sta succedendo ‘e’ una macchia sulla coscienza del mondo’.
Contro il premio all’Europa si sono schierati in tanti, a cominciare da Desmond Tuti che nel 1984 il Nobel per la pace lo conquisto’ per le sue battaglie contro l’apartheid. Ma Van Rompuy commuove ricordando che ‘mio padre quando aveva 17 anni, nel 1940, fu costretto a scavare la sua stessa fossa’. E Monti ammonisce che non bisogna abbassare la guardia, perche’ se anche un conflitto armato in Europa puo’ sembrare impossibile, ‘‚ meglio essere prudenti’ e ‘non dare per scontato che qualcosa sia acquisito per sempre’. Le guerre da combattere oggi sono quelle contro il populismo, la tentazione di fare credere agli elettori che senza Europa tutto vada meglio.
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