La legge Golfo-Mosca (dal nome delle due deputate del Pdl e del Pd) che obbliga le imprese quotate e pubbliche ad avere un quinto di consiglieri di sesso femminile nei consigli di amministrazione, é una legge folle, liberticida, incostituzionale ed é l’esempio più lampante dei danni che il "politicamente corretto" può fare alla politica.
Come ha scritto di recente Alessandro Di Nicola, sul Sole 24 Ore, le quote rosa sono un attentato alla libertà personale e d’impresa (e ledono il principio costituzionale di eguaglianza). Le aziende sono proprietà degli azionisti i quali scelgono per governarle chi pare a loro. Sono prigionieri di pregiudizi? Peccato: la performance delle loro società sarà peggiore delle altre. Non è questione di poco conto: la libertà viene intaccata poco per volta sempre per i più nobili motivi, finché, pezzetto per pezzetto, non ne rimane più. Dignità. L’essere delle raccomandate farà emergere una piccola casta di super – gettonate "gonne dorate" (come in Norvegia) o di parenti e amiche che avranno effetti devastanti verso le veramente brave. Inoltre, siamo sicuri che sia questa la strada per migliorare la condizione delle donne? Pensate che alla giovane immigrata, obbligata a portare il velo o il burqa islamico (visto che il Parlamento italiano queste donne non le vuole tutelare) importi qualcosa di sapere chi siede nei consigli di amministrazione delle società pubbliche? Alla ragazza madre abbandonata e senza sostegni? Alla minorenne che, contrariamente a quanto accade in Francia, non può accedere alla contraccezione anonima e gratuita? A colei che vuole partecipare alla vita politica del nostro Paese, ma si trova bloccata da barriere all’ingresso create ad arte dal "club dei magnoni" che sta a Roma? Alla donna obbligata dal marito musulmano a rinunciare alle cure di un medico perché di sesso maschile?
La verità é che alle pseudo-elités che ci annoiano ogni giorno con proclami, convegni, a quelle del "Se non ora quando?", interessa ben poco sia della condizione femminile, sia delle condizioni dei più deboli. Dov’erano gli intellettuali di corte e di cortile quando la Francia di Sarkozy votava la legge contro il burqa (segno di umiliazione e di sottomissione della donna)? Dov’erano quando la Francia di Sarkozy presentava la mozione all’ONU per condannare quei paesi che impiccano i gay, lapidano le donne adultere, praticano l’infibulazione, la poligamia e non rispettano le minoranze? Dov’erano quando la Francia di Sarkozy e di Chirac, la Francia dei lumi e dei diritti dell’uomo, la Francia che secondo Malraux "é grande perché é grande innanzitutto per gli altri" liberava dalla schiavitù migliaia di ragazze musulmane votando la legge Stasi che vieta l’ostentazione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici, scuole, ospedali, uffici? Ragazze obbligate sino a quel momento a presentarsi a scuola, sul lavoro, con il velo islamico? Dov’era la sinistra tutta quando Martine Aubry, sindaco di Lille, stava per concedere l’autorizzazione ad avere orari separati nelle piscine pubbliche? Dov’erano le "Kompagne" davanti a questa follia comunitarista, sventata grazie all’intervento risoluto dell’Ump di Sarkozy?
Chi propone queste quote in nome del “politicamente corretto”, dimostra di conoscere poco la storia. La Svezia che, a suo tempo, fu paladina delle quote rosa, cioè le pari opportunità garantite alle donne da un numero di posti a disposizione rigorosamente pari a quello degli uomini, oggi fa marcia indietro perché possono essere dannose per la realizzazione dei diritti dell’altra metà del cielo anziché imporli o favorirli. Le “quote rosa” sono una variante della politica che gli americani cominciarono a praticare parecchi anni fa sotto il nome di «affirmative action». Per superare la discriminazione di cui sono vittime alcune minoranze etniche (in particolare i neri), il governo degli Stati Uniti decise di favorire la loro carriera con qualche incentivo e qualche penalizzazione, soprattutto nei mestieri e nelle carriere che godono di benefici statali. Ma è accaduto altresì che alcune università, chiamate a esaminare candidature di docenti, scegliessero il professore di colore invece del bianco, anche se la qualità del primo era inferiore a quella del secondo. Paradossalmente in Europa il metodo delle quote è un sistema che in altri tempi fu utilizzato con animo opposto: quello di impedire che certe minoranze fossero presenti, soprattutto nelle università, con percentuali “troppo” elevate. E’ il caso dell’Impero zarista dove il numero degli ebrei nelle università statali fu soggetto a una sorta di calmiere. Ed è il caso dell’Urss che adottò lo stesso metodo per alcuni gruppi etnico – nazionali dell’Unione.
Il sistema delle quote è certamente illiberale e anti storico, anche e soprattutto perché sovrimpone il criterio dell’equilibrio fra i generi a quello del merito. La sinistra non può dare lezioni di morale, la destra non deve cadere nelle trappole del "politicamente corretto" per piacere ai lettori del "Fatto Quotidiano" e di “Repubblica". Una destra seria e senza complessi abolirebbe subito la legge Golfo-Mosca!
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