Nina Moric è da poco tornata dalla Siria: “E’ stata una esperienza fantastica, una delle più belle della mia vita. La prima tappa è stata in Libano, ho visitato il campo profughi e sono rimasta senza parole, lì muoiono dieci persone all’anno soltanto per le scosse elettriche che prendono. Vivono in condizioni disperate, non hanno nessuno che li aiuti, hanno creato il loro piccolo esercito e si difendono da soli. Lì non vanno mai i turisti, è un posto abbandonato a se stesso, ma nessuno in Italia ha parlato di questo mio viaggio. Ne hanno parlato in tutto il mondo, in Turchia, in Francia, in mezza Europa, in mezza Europa ma non in Italia”.
Secondo Nina Moric c’è sessismo nei suoi confronti: “Di queste mie esperienze in Italia non si parla, se dico una cavolata sul calcio o su Napoli, che io in realtà amo, apriti cielo. L’informazione italiana è scaduta, è gossippara. Sono stata la prima turista italiana ad andare in Siria dopo 6 anni, se ne è parlato in tutto il mondo meno che in Italia”.
Nina Moric si sente oscurata: “Assolutamente sì, se mi fossi trovata in un albergo affacciata in perizoma ne avrebbero parlato tutti i quotidiani – dice a Radio Cusano Campus -. Quando invece vado ad informarmi e a vedere con i miei occhi quello che veramente succede, nessuno ne parla”.
Sulla Siria: “Ci sono troppe fake news. Assad è un grande presidente, è un eroe. E il suo popolo lo ama. La sinistra mi ha criticato, me ne hanno dette di tutti i colori, mi hanno dato della razzista, ma Assad è un grande, l’ho visto con i miei occhi. Ci sono state tante fake news sulla Siria, le armi chimiche non le ha usate lui. Io ho parlato con le persone, con la gente, ho sempre pensato che Assad fosse un bravo presidente, ma in Siria ne ho avuto la dimostrazione”.
“Non è un terrorista, deve essere aiutato. Damasco è veramente povera, anche se è bellissima. La gente vive in una realtà che non possiamo neanche immaginare. Lì ho visto veramente la povertà, qui invece questi ragazzi che sono parcheggiati sulle strade, nelle stazioni, che non scappano dalla guerra e vivono qui in condizioni pietose. Aiutiamo loro e non aiutiamo il popolo siriano? L’umanità dove è finita? Se non possiamo portarli qui, almeno aiutiamoli lì. Dal punto di vista economico sono stati abbandonati a se stessi”.