Dagli Shabaab somali ai Boko Haram nigeriani, le organizzazioni armate affiliate ai terroristi islamici di al Qaida stanno tracciando una scia di sangue da una costa all’altra dell’Africa centrale.
Mentre si e’ saputo che ieri, in Nigeria, oltre ai cristiani uccisi a Kano ve ne sono stati altri quattro ammazzati in una chiesa a Maiduguri, gli Shabaab somali autori dell’attentato in una chiesa di Nairobi (Kenya, un morto e una quindicina di feriti) si sono fatti vivi oggi per ribadire e confermare la loro alleanza con gli integralisti di al Qaida.
Il loro leader, Mukhtar Abu Zubeyr, ha assicurato che i militanti fondamentalisti della Somalia e del Kenya hanno deciso l’unificazione della Jihad (guerra santa) nel Corno D’Africa con quella guidata da al Qaida nel resto del mondo. Il capo del movimento fondamentalista islamico in Kenya, Imam Sheik Ahmed, gli ha fatto eco ‘assicurando’ che nel Paese ci saranno altri attentati.
Minaccia che gia’ oggi si e’ concretizzata in Nigeria, in uno stato finora risparmiato dal terrorismo e considerato ‘tranquillo’: un kamikaze a bordo di una motocicletta e’ entrato in azione a Jilingo, nello Stato nord-orientale di Taraba, e ha attaccato un convoglio della polizia. Undici le persone uccise, tra cui anche alcuni civili, mentre l’ufficiale di polizia bersaglio principale dell’attentato si e’ salvato benche’ la potente esplosione abbia mandato in frantumi il parabrezza del veicolo su cui viaggiava.
Finora non c’e’ stata nessuna rivendicazione, ma le autorita’ non hanno dubbi che all’origine dell’attentato vi sia la setta integralista Boko Haram che, solo dalla meta’ del 2009, ha causato nel piu’ popoloso Paese africano piu’ di mille morti.
Scatenandosi sia contro le istituzioni del Paese, polizia ed esercito in prima fila, che contro i cristiani. In questo secondo caso – hanno tenuto oggi a sottolineare teologi cattolici, ebrei e anche musulmani – la violenza strumentalizza la religione per fini di identita’ etnica e di affermazione politico-ideologica, oltre che di rivendicazione economico-sociale.
Cio’ vale sia per il Kenya, nel mirino degli Shabaab da quando Nairobi ha deciso di entrare con i suoi soldati in territorio somalo per cercare di impedire ‘l’esportazione’ del terrorismo, che per la Nigeria. Qui la presenza di un presidente cristiano (Goodluck Jonathan), l’atavico conflitto tra il nord e il sud e lo sfruttamento intensivo delle ricchezze petrolifere ad opera delle multinazionali, creano un terreno piu’ che fertile su cui innestare conflittualita’ religiose da sempre latenti ma mai cosi’ sanguinose come negli ultimi anni.
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