Giuseppe Cacace, presidente del Comites Costa Rica, lo scorso venerdì 11 febbraio ha incontrato a New York la vicepresidente del Comites di New York, Claudia Carbone, insieme al consigliere Riccardo Costa, membro dell’esecutivo.
“L’incontro è stato interessante e produttivo”, riferisce Cacace a ItaliaChiamaItalia, “ringrazio Ricky Filosa, direttore di ItaliaChiamaItalia.it e coordinatore MAIE, per averlo organizzato. Si è parlato di vari temi riguardanti la comunità italiana di New York-NewJersey-Connecticut e Costa Rica”.
Cacace, Carbone e Costa hanno condiviso l’idea di fare network tra i vari Comites, per scambiarsi idee su progetti, eventi e strategie che vanno a beneficio delle comunità italiane all’estero.
Secondo Cacace è necessario “uscire dalle controversie che spesso sono di natura politica e pensare solo a far del bene e dare supporto alle comunità italiane che ne hanno tanto bisogno. Da parte mia – ha aggiunto a colloquio con il nostro giornale – trovo vergognoso che New Jersey non abbia più il consolato, ho incontrato diversi connazionali del posto che si sentono completamente abbandonati dalle istituzioni italiane. Se continuiamo così – è l’amara conclusione di Cacace – la nostra icona MADE IN ITALY sarà completamente soppressa”.
“Nel cuore del West Village a New York, abbiamo discusso dell’importanza di lavorare in sinergia per rappresentare al meglio la comunità italiana nel mondo e unirsi per istanze comuni. Dalla sanità, ai diritti dei pensionati Italiani all’estero, alla diffusione della lingua e cultura Italiana”, ha fatto sapere Carbone.
“Credo sia importante riportare i Comites alla ribalta – ha detto da parte sua Riccardo Costa -, come un vero organo di rappresentanza della comunità italiana nel mondo. Dobbiamo essere propositivi, lavorare per creare un tessuto florido che metta in risalto la grandezza della nostra cultura. Importante è anche fare conoscere alle persone chi siamo e cosa siamo in grado di fare nel nostro ruolo, perché negli ultimi anni – ha concluso – c’è stata una grande disinformazione”.