Con uno sfogo ben poco diplomatico, ma in apparenza sincero, Benyamin Netanyahu ha oggi mandato a dire al Segretario di Stato Hillary Clinton che la politica attuale dell’Amministrazione Usa non potra’ fermare la corsa dell’Iran alle armi atomiche. ‘Ci viene detto di aspettare (con un blitz preventivo, ndr)’, ha esclamato. ‘Ma aspettare che cosa? Quanti nella Comunita’ internazionale si rifiutano di tracciare ‘Linee rosse’ di fronte all’Iran – ha proseguito – non hanno il diritto di opporre un ‘fanale rosso’ di fronte ad Israele’. Parole che non hanno impressionato affatto il Segretario alla Difesa Leon Panetta che, in un’intervista televisiva, ha assicurato che gli Stati Uniti seguono da vicino i progetti atomici di Teheran. Quando l’Iran dovesse anche decidere di dotarsi di armi atomiche, resterebbe ancora un po’ piu’ di un anno – secondo Panetta – per fermarlo.
Malgrado anche oggi l’ambasciatore Usa in Israele Dan Shapira abbia ribadito che ‘le relazioni fra i nostri Paesi sono piu’ strette che mai’ e che ‘tutto cio’ che minaccia Israele minaccia anche gli Stati Uniti’, lo Stato ebraico si sente ogni giorno piu’ solo. Anche da Paesi molto amici – come Germania e Gran Bretagna – Netanyahu sente dire che le sanzioni internazionali funzionano, che l’economia iraniana perde colpi e che in questa fase un attacco israeliano sarebbe controproducente e di effetti limitati. Peggio ancora: darebbe agli ayatollah un’attesa legittimazione internazionale per riprendere poi in grande stile i progetti nucleari e portarli a compimento. Ma i dossier che vengono presentati al primo ministro di Israele sono molto diversi. Dicono che malgrado le sanzioni, le centrifughe per l’arricchimento di uranio in Iran funzionano a tutto spiano, che Teheran sfrutta l’ ‘ombrello’ dei colloqui internazionali per passare sotto terra le proprie installazioni strategiche e che le prossime settimane potrebbero rivelarsi decisive.
Panetta e il ministro israeliano della Difesa Ehud Barak dovrebbero incontrarsi in Usa nella seconda meta’ del mese. Subito dopo dovrebbe avvenire un atteso incontro fra il presidente Barack Obama e Netanyahu, ai margini dei lavori delle Nazioni Unite. Ma ancora non e’ stata definita una data: forse, dice la tv commerciale israeliana, non ci sara’. La sfiducia reciproca fra i due leader – scrivono in coro gli analisti – tocca vertici da record. Molto diversamente dal 2007 quando l’allora premier israeliano Ehud Olmert ordino’ il bombardamento del reattore nucleare nord-coreano in costruzione in Siria, dopo aver ricevuto un tacito assenso dal presidente George Bush.
Le rivelazioni pubblicate dal ‘New Yorker’ parlano di una Condoleezza Rice (allora Segretario di stato) che – come oggi la Clinton – consigliava agli israeliani di lasciare spazio alla diplomazia. Secondo quelle rivelazioni, Israele e Usa appresero del progetto atomico siriano solo un anno dopo il suo inizio. Le assicurazioni odierne di Panetta – secondo cui gli Stati Uniti sanno venire a conoscenza tempestivamente di sviluppi regionali destabilizzanti – sono state accolte dunque in Israele con una dose di scetticismo.
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