L’EDITORIALE di Basilio Giordano – IL CITTADINO CANADESE, edizione del 3 marzo 2021
Francamente, ci saremmo aspettati di più. Un “uomo di mondo” come Mario Draghi avrebbe potuto, e dovuto, fare di meglio per valorizzare gli italiani nel mondo. Che non sono mai stati e non saranno mai un peso, una zavorra, ma una risorsa, un asset strategico per il ‘sistema Paese’.
Ad un banchiere, accademico ed economista, che ha rivestito incarichi importanti a livello nazionale e internazionale, dalla Banca d’Italia alla Banca Centrale Europea, non può sfuggire il ruolo imprescindibile che svolgono gli italiani fuori dai confini nazionali, nella promozione del ‘Made in Italy’ in tutte le sue sfaccettature. E invece il Premier Draghi, probabilmente mal consigliato, è riuscito nell’impresa di ignorare quasi 5,5 milioni di italiani iscritti all’Aire (ed oltre 80 milioni di oriundi) che ogni giorno, da veri e propri ‘ambasciatori sul campo’, rilanciano il marchio tricolore nei quattro angoli del pianeta: mangiando italiano, vestendo italiano, parlando italiano, vivendo all’italiana.
Conservando strenuamente ed orgogliosamente tradizioni spesso dimenticate in Patria. Facendo cioè da apripista al ‘Made in Italy’ con il loro esempio quotidiano e la loro rete di amicizie. Una ‘pubblicità’ gratuita e naturale che merita di essere premiata.
Un ruolo troppo spesso dato per scontato, ma che nel lungo periodo costituisce un volano fondamentale per veicolare usi e costumi italiani nei Paesi stranieri. Una sponda essenziale per il successo di un settore come il Turismo che l’Italia fatica a far decollare, anche perché, dal 2001, è soggetto alla competenza regionale. Ed ogni regione ha i suoi tempi, la sua strategia, il suo stile. Manca una visione univoca, d’insieme, con tante Italie che viaggiano in ordine sparso.
Una lacuna che gli ‘Italiani nel mondo’ provvedono a riempire soltanto con la loro presenza. Costituendo, quindi, un fattore spesso decisivo per la diffusione della nostra cultura ed il successo delle nostre imprese all’estero.
La speranza, naturalmente, è che l’istituzione di un Ministero del Turismo, affidato a Massimo Garavaglia, possa migliorare la promozione dell’Italia nel mondo. Sappiamo perfettamente che oggi le priorità sono altre, che questo è praticamente un ‘governo di scopo’: per debellare la pandemia, vaccinare la popolazione e rimettere in moto l’economia. Ed è per questo che non avremmo preteso un Ministro per gli Italiani nel mondo. Molto più semplicemente, ci saremmo accontentati di un Sottosegretario con una ‘delega ad hoc’.
A prescindere dall’appartenenza politica, la non-riconferma di Ricardo Merlo o la mancata nomina di un altro ‘eletto all’estero’ al suo posto, per occuparsi di Italiani all’estero, rappresentano un preoccupante ‘vulnus’ che ci lascia perplessi.
Dopo il taglio dei parlamentari, che costringerà i pochi eletti a rappresentare ripartizioni sconfinate, nessun eletto all’estero nel governo! Neppure per un ruolo simbolico, ma significativo. Oltre al danno, anche la beffa. L’errore di valutazione è macroscopico.
Al Governo Draghi auguriamo ogni bene: siamo sicuri che saprà traghettare l’Italia fuori dalle sabbie mobili della crisi sanitaria ed economica. Perché gli ‘italiani nel mondo’ sono fatti così: operano in silenzio, nel completo anonimato, non chiedono nulla in cambio. Lo fanno per l’amore dell’Italia che alberga nei loro cuori. Un’altra Italia si è accorta di loro ed ha voluto premiarli. L’Italia di oggi non ha avuto la stessa sensibilità. Eppure, nonostante meritino di più, gli Italiani nel mondo continueranno ad amare ed a sostenere – sempre e comunque – la loro Terra.