Due repliche di magnitudo superiore a 4, un preoccupato appello dell’Onu per piu’ aiuti e una marcia con candele a Kathmandu hanno segnato oggi la ricorrenza del primo mese trascorso dalla prima terribile scossa di magnitudo 7,8 che il 25 aprile ha sconvolto il Nepal, causando oltre 8.600 morti, quasi 20.000 feriti ed incalcolabili distruzioni.
La popolazione nepalese non e’ parsa volersi fermare per questa ricorrenza, impegnata come e’ in varie regioni in una corsa contro il tempo, prima dell’arrivo delle piogge del monsone estivo, per cercare di riparare gli edifici danneggiati o costruire rifugi provvisori per le centinaia di migliaia di senzatetto, vittime del forte sisma iniziale e delle sue centinaia di repliche.
Impietosa, la terra ha tremato ancora oggi per due volte in piena notte ed in fine mattinata con due scosse di magnitudo superiore a 4 gradi Richter. Non vi sono notizie di altre vittime, ma la gente si e’ chiesta quando una volta per tutte le faglie responsabili del fenomeno smetteranno di muoversi. Intanto, in occasione della ricorrenza, Jamie McGoldrick, coordinatore degli aiuti umanitari dell’Onu in Nepal ha lanciato un nuovo appello alla mobilitazione internazionale per assicurare il successo della ricostruzione del Paese.
Il responsabile ha parlato di "un contributo sostanzioso, ma ancora insufficiente" da parte della comunita’ mondiale, sottolineando che ad oggi sono stati ricevuti solo 92,4 milioni di dollari, ossia il 22% dei 423 promessi per la risposta umanitaria in Nepal.
In attesa che gli sforzi locali e internazionali diano risultati, alcune centinaia di persone si sono raccolte in serata a Kathmandu nella zona della storica torre Dharahara, patrimonio dell’Unesco di oltre 60 metri, rasa al suolo dal sisma in cui un mese fa rimasero sepolte molte decine di persone. Con bandiere e candele, uomini, donne e bambini sono rimasti in silenzio per due minuti in ricordo delle vittime, manifestando l’auspicio che l’azione del governo e della comunita’ internazionale possano alleviare il piu’ possibile le sofferenze della gente.
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