Continua ad essere molto acceso il dibattito politico all’interno del Pd. Quale futuro per i dem? La minoranza non molla il pressing nei confronti di Matteo Renzi. Alfredo D’Attorre, esponente della sinistra dem, in una intervista al Corriere della Sera parla dei rischi di scissione: "Continuo a battermi nel Pd. Ma l’autunno sarà uno snodo cruciale", "non lego il futuro del Pd solo a quel che accadrà al Senato". E sullo scontro in Senato sul ddl Boschi precisa: "Davvero non si capisce in base a quale regola il governo dovrebbe cadere se passa un emendamento all’articolo 2. Ma stiamo scherzando? Il governo si concentri sulle emergenze economiche e sociali e consenta al Parlamento di fare il suo lavoro sulla Costituzione, dopo che gli è stato impedito sulla riforma elettorale".
"Renzi – aggiunge – sembra incoraggiare l’uscita di chi non si allinea. Basti pensare all’offensiva scatenata sull’Unità nei confronti di un galantuomo come Gianni (Cuperlo, ndr)", "nessuno del gruppo dirigente ha avvertito il dovere di pronunciare un distinguo. Personalmente, finché vedrò uno spiraglio all’interno per riaprire una prospettiva di centrosinistra, continuerò a battermi nel Pd. Se e quando non lo vedrò più, ne trarrò le conseguenze, a costo di regalare una gioia a chi non aspetta altro". "Il Pd – conclude D’Attorre deve compiere la scelta di fondo tra partito della nazione e nuovo centrosinistra. E dobbiamo farlo interpellando la nostra base".
Intanto il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina intervistato dall’Unità prova a gettare acqua sul fuoco: "Penso che il cambiamento di questa fase abbia bisogno del sostegno di tutti i militanti ed elettori, che vada arricchito da discussioni e dubbi. Ed occorrono strumenti per far venire a galla queste riflessioni. L’idea di fondo però deve rimanere quella dì un partito comunità che rema tutto dalla stessa parte", "unità e pluralità possono stare insieme. Certo, la discussione si deve organizzare meglio per fare del Pd una comunità di destino costruendo presto anche luoghi stabili per la nostra riflessione. Questa è una frontiera aperta: come vive un partito di questi tempi? Quali strumenti di analisi e discussione richiede? E’ una sfida anche per Renzi".
Sul tema delle riforme: "Mi ostino a battagliare per l’unità del Pd. Dire che non si può ricominciare da capo a un metro dal traguardo non è mancanza di volontà di introdurre correttivi, è capire che sarebbe rischioso per il Pd di fronte al Paese. Lasciamo da parte eccessi e protagonismi, e alcune rigidità sugli aspetti tecnici: un accordo è possibile. Io non mi rassegno perché alcuni senatori hanno risposto in un certo modo. Rispetto le loro posizioni e loro rispettino le mie. Senza eccessi né battute". Il rischio di scissione esiste? "Sono sincero: questo clima mi preoccupa e non lo sottovaluto. Questa rappresentazione da separati in casa non va assolutamente bene. Per questo io e altri cerchiamo di abbassare i ponti levatoi. Non voglio immaginare una scissione. Sarebbe una sconfitta clamorosa, tornare sui passi peggiori del centrosinistra, costellato di divisioni che hanno favorito la destra. Non vogliamo rivedere quel film. Il mio appello è che si torni tutti a settembre con toni, idee e convinzioni diversi da quelli che vedo anche in queste ore".
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