Una serrata cosi’ a Napoli non si vedeva dal 1980, quando i commercianti scesero in piazza in massa contro il racket. Trentatre anni dopo, le botteghe di Napoli chiudono di nuovo e questa volta il motivo della protesta e’ la Ztl voluta e difesa dal sindaco Luigi de Magistris. Un provvedimento – dice la Confcommercio, che ha promosso l’iniziativa – che sta mettendo in ginocchio l’intera citta’, oggi per ore nel caos e ostaggio delle tensioni sfociate nelle bombe carta, lanciate presumibilmente da infiltrati, e nei lacrimogeni sparati dalla polizia dinanzi al Municipio.
Episodi e fatti che fanno dire a de Magistris di provare ‘da cittadino e da napoletano una grande amarezza perche’ – sostiene – abbiamo assistito ad una sospensione del diritto a manifestare, a causa dell’infiltrazione di delinquenza comune e camorra all’interno della manifestazione’. Ed e’ stato proprio de Magistris l’obiettivo principale dei manifestanti, migliaia di persone: negozianti, la stragrande maggioranza, ma non solo. Attorno alla protesta, infatti, si sono aggregate varie categorie che dalla Ztl si sentono danneggiate: dai tassisti agli sfollati della Riviera di Chiaia, dai precari ai pescatori di Mergellina. La Napoli borghese e quella piu’ umile. Ci sono i professionisti della protesta, quelli in piazza tutti i giorni, come i ‘Bros’, e quelli dei centri sociali. E gli ultras del Napoli. E c’e la politica, con alcuni esponenti del Pdl. Uniti per dire no al provvedimento che per molti, con la chiusura di un’arteria importante come la Riviera di Chiaia dopo il crollo di palazzo Guevara, e’ diventata una misura insostenibile anche dopo i correttivi che negli ultimi giorni la giunta si e’ affrettata ad apportare ma che Confcommercio ha definito solo ‘un pannicello caldo’.
Alta l’adesione alla protesta, da cui si e’ sfilata Confesercenti: tantissimi i negozi chiusi gia’ alle 9, soprattutto al centro, da Mergellina a Piazza Dante, da via Toledo a Via Chiaia, le vie dello shopping, e quei pochi che non lo erano si sono adeguati strada facendo raccogliendo gli inviti (ma in qualche caso le minacce) ricevuti. Chiuso lo storico Caffe’ Gambrinus e l’atelier di Marinella, il re delle cravatte. ‘Siamo lavoratori, e siamo alla fame. Non riusciamo a farci ascoltare, non ci ricevono e il sindaco fa finta di niente’ il leit motiv dei commercianti, in strada con cartelli contro il sindaco, piu’ volte invitato alle dimissioni nei cori, e croci di legno in segno di lutto.
La tensione e’ salita quando i vari cortei si sono riuniti dinanzi alla sede del Comune: 4-5 petardi, di cui uno lanciato contro una camionetta della polizia, hanno fatto salire la temperatura. Le forze dell’ordine hanno risposto con una carica di alleggerimento e alcuni manifestanti, tra loro anche donne, sono stati colpiti dai manganelli. Dopo il lancio di alcuni lacrimogeni, nella piazza si e’ generato un fuggi fuggi in cui un paio di persone hanno riportato la peggio cadendo a terra: un’ambulanza ha soccorso le loro ferite. Bloccato il traffico con i turisti fatti scendere dai pullman. Poi la protesta si e’ spostata sul lungomare, dove si lavora alla America’s Cup. Qualche nuovo momento di tensione con le forze dell’ordine quando un gruppo ha bloccato la galleria dalla Vittoria, a via Arcoleo, prima dello scioglimento definitivo del corteo e la rimozione del blocco stradale avvenuta poco dopo le 14.
Confcommercio si e’ dissociata dai gesti violenti pur ribadendo al sindaco la necessita’ di aprire un dialogo. Ed e’ intervenuta anche la politica: Gasparri (Pdl) e Di Lello (Psi) invitano de Magistris a riconoscere il fallimento, mentre il Pd parla di citta’ al collasso e Nichi Vendola (Sel) di violenza inaccettabile. ‘Separare e isolare la violenza dalla protesta’ e’ l’invito del governatore campano, Stefano Caldoro.
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