Affari e Finanza, quotidiano economico, parla oggi del fenomeno che riguarda la fuga dei nostri talenti all’estero. “Gli ultimi rilievi Istat Svimez calcolano che ogni 12 mesi si trasferiscono oltre confine 33.000 diplomati e 28.000 laureati”, si legge sul giornale; “il Belpaese paga un prezzo alto in termini di perdita di competenze e di denaro. Le contromisure non arrestano l’emorragia: negli ultimi cinque anni 244.000 persone hanno passato i confini italiani con l’idea di non tornare più”.
Di queste, “il 64% aveva in tasca un titolo di studio medio alto. È la fuga di cervelli; ma soprattutto è la prova che l’Italia non può dare molto a chi cerca una realizzazione professionale”.
“Gli ultimi dati IstatSvimez, riferiti all’ anno 2017, calcolano che ogni anno prendono la strada dell’estero 33.000 diplomati e 28.000 laureati. In 5 anni – sottolinea ancora il quotidiano – il numero dei laureati che si sono trasferiti all’estero è aumentato del 41,8% e del 32,9% è cresciuto quello dei diplomati”.
Parla del fenomeno anche il Fatto Quotidiano: “Se i flussi in entrata sono al lumicino, altrettanto non si può dire di quelli in uscita. Che hanno un costo proporzionale al livello di formazione, ma non solo. Con i cosiddetti cervelli in fuga lo Stato spesso ci perde due volte: quando partono e quando rientrano. Perchè non riesce a trattenerli e non ottiene il gettito fiscale aggiuntivo che deriverebbe dalla permanenza stabile in Italia”.
“A quasi vent’anni dall’ inizio delle politiche di incentivo al rientro dei cervelli – si legge ancora sul quotidiano – è difficile, se non impossibile, farne un bilancio puntuale. È possibile però fare qualche stima per avere idea delle cifre in ballo. In soli due anni (2016-2017), secondo l’ Istat si è trasferito all’ estero un “patrimonio” da 56mila laureati su cui le casse pubbliche hanno investito poco meno di 7 miliardi per un costo d’ istruzione procapite di 121.500 euro (dato Cnr). Chiaramente – si legge ancora sul quotidiano – si tratta solo di stime alle quali si deve aggiungere anche il costo legato a tutti gli altri conterranei all’estero con un titolo di studio medioalto (156mila nel 2017), nonché tutti quelli che già da tempo hanno abbandonato il Paese”.