La scomunica del Papa ai mafiosi lanciata il 21 luglio scorso dalla Piana di Sibari nel corso della sua visita a Cassano allo Jonio, ha smosso in profondita’ le coscienze dei detenuti "ad alta sicurezza" del carcere di Larino. Ma da parte loro non c’ stata alcuna "rivolta", ne’ un "ammutinamento" ne’, soprattutto, un non voler partecipare alla messa. Parola del vescovo di Larino, mons. Gianfranco De Luca, che, alla Radio vaticana, ridimensiona cosi’ ‘lo sciopero’ della messa dei reclusi del penitenziario molisano, proprio la Regione dove sabato scorso Francesco e’ stato in visita. Mons. De Luca spiega di essere andato domenica per celebrare la messa nel carcere in provincia di Campobasso, "in accordo con il cappellano" proprio perche’ quest’ultimo gli aveva parlato di "un disagio che alcuni detenuti a regime speciale avevano manifestato dopo il discorso del Papa".
"Loro – spiega mons. De Luca – si erano domandati: "Ma adesso noi non possiamo piu’ venire a messa? Possiamo fare la comunione se siamo scomunicati?". Erano rimasti un po’ scossi da quanto il Papa aveva detto". "Questo disagio – fa sapere il vescovo – mi aveva coinvolto, interrogato e mi sono reso disponibile con il cappellano a prendere parte alla celebrazione per riprendere ed affrontare questo argomento. Mi sono preparato stampando per tutti il discorso del Papa, perche’ magari loro avevano avuto un approccio a questo discorso attraverso i titoli dei giornali o le notizie dei telegiornali, ma la lettura serena del discorso e’ importante. Questo e’ stato un po’ il motivo che mi ha spinto".
Ma nessuno ‘sciopero’ e’ stato messo in atto. "Assolutamente! Io sono stato accolto con gioia e fraternamente quando sono andato da loro. Si’, prima della messa sono state rivolte direttamente al cappellano delle domande, in quanto nel carcere ci sono due celebrazioni, una per i comuni ed un’altra per la sezione speciale, perche’ questi non possono comunicare tra loro".
Quindi, riferisce il vescovo, "c’e’ stato un dialogo, anche partecipato, ma ne’ un ammutinamento ne’ tanto meno un non volere andare a messa. Era la loro coscienza che era stata mossa da quanto il Papa aveva detto e che i media avevano riportato". Per il vescovo di Larino "la notizia" e’ piuttosto che le parole del Papa hanno toccato anche gli aderenti alla criminalita’ organizzata, ai mafiosi ma "purtroppo – osserva – i movimenti del cuore o dell’animo forse non fanno notizia. Quanto il Papa dice penetra il cuore di tutti e mette tutti in cammino. E’ bello quello che lui dice ai detenuti, e che e’ rivolto anche a noi: "Tutti siamo in reinserimento, no?". Proprio perche’ tutti siamo provocati continuamente dalla storia e dal Vangelo che ci interpella".
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