Ha retto alla prova del processo in appello l’impianto accusatorio che il 6 dicembre 2012 aveva portato alla condanna di una quarantina di persone, tra cui il presunto boss Giuseppe ‘Pino’ Neri e l’ex dirigente dell’Asl di Pavia Carlo Chiriaco, coinvolte nell’inchiesta Infinito condotta dalla Dda di Milano e di Reggio Calabria sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia. La prima Corte d’Assise d’Appello di Milano oggi, accogliendo nella sostanza le richieste del sostituto pg Laura Barbaini, ha confermato le condanne fino a 20 anni di reclusione inflitte in primo grado con rito ordinario, stabilendo lievi riduzioni delle pene per una trentina di imputati.
Una sentenza che arriva a pochi giorni dal pronunciamento della Corte di Cassazione, che lo scorso 6 giugno ha confermato la condanna di altre 92 persone, coinvolte nella stessa inchiesta ma processate con rito abbreviato, a una pena totale di circa otto secoli di carcere. Tra gli imputati alla sbarra, quindi, il presunto boss Pino Neri, che per l’accusa ricopri’ il ruolo di ‘reggente’ nelle fasi successive all’omicidio, il 14 luglio 2008, del ‘capo dei capi’ in Lombardia, Carmelo Novella. Fu proprio Neri, nel 2009, a presiedere il summit nel circolo Falcone e Borsellino di Paderno Dugnano (Milano) per la nomina dei nuovi vertici dell’ organizzazione criminale nella regione. In primo grado aveva preso 18 anni di reclusione, e oggi la condanna e’ stata confermata.
Pena ridotta, da 13 a 12 anni di reclusione, per Carlo Chiriaco, accusato di aver favorito gli interessi economici della ‘ndrangheta facendo da ‘cerniera’ tra l’organizzazione criminale e la politica. Nei suoi confronti il collegio giudicante presieduto da Rosa Malacarne, accogliendo la richiesta del sostituto pg Laura Barbaini, non ha applicato la recente modifica all’articolo 416 ter del codice penale sul ‘voto di scambio’, che avrebbe consentito un ulteriore sconto della pena, confermando invece la condanna prevista dal 416 bis e stabilendo, secondo il magistrato, "un importante precedente". E’ stata confermata anche la condanna a 13 anni e 6 mesi di carcere per l’ex carabiniere Michele Berlingieri, mentre la pena per Vincenzo Novella, figlio di Carmelo, e’ stata diminuita: da 16 anni a 13 anni e 10 mesi.
Lieve riduzione, di 13 mesi, anche della condanna a 13 anni di carcere inflitta all’imprenditore Ivano Perego, che avrebbe ‘aperto le porte’ della sua azienda a esponenti della ‘ndrangheta. E’ stata aumentata di un anno, invece, la pena per il presunto boss Pio Candeloro, che in primo grado aveva preso 20 anni di reclusione. I giudici hanno confermato anche il risarcimento da un milione e 200mila euro a favore della Regione Lombardia, di 500mila euro per la Presidenza del Consiglio e di 300mila euro per ognuna delle altre parti civili: la provincia di Monza-Brianza e i Comuni di Bollate, Pavia, Seregno e Desio. Revocato, invece, il risarcimento di 300mila euro riconosciuto in primo grado alla Regione Calabria, che si era costituita parte civile.
"Ci attendevamo una sentenza diversa – ha spiegato il legale di Pino Neri, l’avvocato Roberto Rallo -, faremo ricorso in Cassazione". Il legale di Carlo Chiriaco, l’avvocato Olivero Mazza, ha contestato invece la mancata applicazione del 416 ter nei confronti del suo assistito: "I giudici – ha sottolineato – non hanno tenuto conto delle novita’ legislative". Soddisfatti, invece, gli avvocati delle parti civili, che hanno ottenuto una conferma dei risarcimenti. "Questa sentenza – ha commentato l’avvocato Gianpiero Fagnani, che assiste il Comune di Seregno e la Provincia di Monza-Brianza – dimostra ancora una volta che le infiltrazioni della ‘ndrangheta hanno provocato un danno rilevante per l’economia del nostro territorio".
Discussione su questo articolo