A chiudere una delle settimane più opache del calcio italiano è arrivata anche la brutta prova della nazionale nell’amichevole con gli USA a Genova. Cesare Prandelli, imbattuto nelle gare ufficiali disputate dagli azzurri, ha conosciuto per la quarta volta la sconfitta in amichevole. Un dato che pur se non va troppo enfatizzato, rappresenta comunque un campanello d’allarme da non sottovalutare. Preoccupa soprattutto il fatto che a meno di 100 giorni dall’Europeo il Ct deve in pratica inventare l’attacco alle prese con le indisponibilità di Giuseppe Rossi e Cassano,il cui recupero sembra solo una speranza per la rassegna continentale, e con un Balotelli che continua a far le bizze, non riuscendo a coniugare la crescita tecnica con una maturità personale ancora da raggiungere. Ma il passo falso degli azzurri non è stato certo il momento più preoccupante a fronte delle tensioni che hanno caratterizzato prima, durante e dopo Milan – Juventus.
Una pagina davvero deprimente con polemiche strumentali alla vigilia della gara da una parte e dall’altra, tanto nervosismo nei 90 minuti, insulti urla e spintoni nel dopo gara, con sanzioni francamente risibili della giustizia sportiva che ha graziato ad esempio Galliani e Conte, arrivati quasi alle mani nell’intervallo della partita. Certo l’incredibile mancata concessione del gol di Muntari ha fatto saltare i nervi a molti, anche se non sembra aver smosso né Blatter né Platini dalla loro anacronistica idiosincrasia verso l’apporto tecnologico a supporto degli arbitri. Ma il modo in cui si è giunti alla partitissima fa capire che al di là degli errori clamorosi della quaterna arbitrale è stato un ambiente malato quello che ha circondato la partitissima scudetto. Ha cominciato la Juve con le polemiche sugli arbitraggi precedenti, i richiami a Calciopoli, gli attacchi continui alla Federcalcio. Ha proseguito il Milan con le contestazioni legate alla mancata riduzione della squalifica di Ibrahimovic: il risultato si è visto in mondovisione con milioni di telespettatori che hanno potuto assistere più ad una corrida che a una partita di calcio.
A completare un quadro così fosco è arrivata l’intervista del procuratore di Cremona Di Martino che sta conducendo l’inchiesta sul calcio scommesse. Il magistrato alla luce di quanto sta emergendo nel corso degli interrogatori ha lanciato la proposta di una amnistia sportiva visto quanto ampio e radicato sia, a suo dire, il coinvolgimento di tanti calciatori. Un’idea vissuta quasi come una provocazione, giustamente subito definita irrealizzabile dal presidente del Coni Petrucci e da quello della FIGC Abete, contrari anche ad una limitazione della responsabilità oggettiva. La presa di posizione di un magistrato serio come Di Martino conferma però che considerare le inchieste di Cremona, Bari e Napoli come un fatto minore in cui erano coinvolti "quattro sfigati", come affermato imprudentemente da qualche presidente, non è più possibile. Aspettiamoci pesanti riflessi sulla classifica dei campionati, sperando che dalle inchieste delle tre procure non venga ulteriormente minata la credibilità del nostro calcio.
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