“Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre”. (Winston Churchill)
“Quello che succede sugli spalti negli stadi è lo specchio esatto di quanto capita nel resto dell’Italia. Così come è ridotta la nostra società oggi, analogamente sta lo stadio”. (Alberto Rimedio, telecronista sportivo)
“Un gruppo dei migliori giocatori non fa necessariamente la migliore squadra”. (Marcello Lippi)
“Il calcio è un gioco ma anche un fenomeno sociale. Quando miliardi di persone si preoccupano di un gioco, esso cessa di essere solo un gioco”. (Simon Kuper, scrittore ugandese)
DUE PARTITE AMICHEVOLI
La nostra Nazionale di calcio – dolorosamente (per noi) esclusa dal campionato del mondo – stasera si misurerà contro l’Argentina di Leo Messi. Ma credo che non ci proporrà visibili e incoraggianti cambiamenti. Stasera per la squadra azzurra si tratta di una “amichevole”, con l’Argentina, a seguire affronteremo l’Inghilterra. Due test che sarebbero stati molto importanti, in caso di partecipazione al mondiale in Russia.
DI BIAGIO, UN CITTÌ PROVVISORIO
Purtroppo, però, essendo noi italiani i grandi (si fa per dire) esclusi, di queste due amichevoli poco ce ne cale. Per di più, la Nazionale è affidata a un commissario tecnico provvisorio, Luigi Di Biagio. Il quale spera di poter candidarsi, insieme con i favoriti Carlo Ancelotti e Antonio Conte (e altri) alla scelta definitiva.
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NAZIONALE IN CRISI, COME LA POLITICA
Mi si consenta di osservare che la Nazionale, come la politica, è uno specchio della società italiana: non è un caso che tutte e due siano in crisi, in una condizione di preoccupante confusione. Concordo con un valoroso collega, che ho ascoltato in tivù, Marino Bartoletti, apprezzabile esperto, sia di calcio, sia di musica leggera: diceva che da Di Biagio era lecito aspettarsi una svolta drastica, coraggiosa.
UNA SQUADRA DI COMPROMESSI
Scrivo, e mi espongo, prima di questa partita del venerdì sera: vedremo una squadra figlia di un compromesso tra ciò che è vecchio e non si estingue, e ciò che non è abbastanza nuovo e vincente (proprio come in politica, temo…).
RICORDANDO BERNARDINI E VICINI
Bartoletti ricordava i cambiamenti di Fulvio Bernardini, che arrivò a guidare la Nazionale e azzerò tutto, rinunciando perfino a Gigi Riva, Gianni Rivera, Sandro Mazzola. E ricordava Azeglio Vicini, che scelse Roberto Baggio e lanciò Totò Schillaci, puntò su Roberto Mancini e Luca Vialli.
Rinnovamento, rinnovamento! Se leggerete questa nota domattina e stasera la Nazionale avrà vinto con una buona prestazione, poco importa. Il rinnovamento – indispensabile – è di là da venire. Molti mesi dopo la sciagurata figuraccia con la Svezia, e la relativa eliminazione, Di Biagio è provvisorio e il nuovo cittì chissà quando sarà scelto. Rinnovamento? Macchè: rinvii, lentezze, indecisioni… cioè compromessi!
E IL GRANDE BEARZOT…
Al ricordo di Bernardini e Vicini aggiungerei quello di Enzo Bearzot, campione del mondo. Non cambiò tutto, ma ebbe un grande coraggio. In Argentina, nel 1978, lanciò i debuttanti Antonio Cabrini e Pablito Rossi: la nostra Nazionale fu ammiratissima, propose un gioco molto bello, avvincente. In Spagna, nel mondiale vinto nel 1982, Bearzot addirittura impose il diciottenne Beppe Bergomi. Assisteremo a qualcosa del genere, con Di Biagio? Non credo proprio, ma per amor di patria spero di essere smentito.