L’ultimo cadavere il mare lo ha restituito questa mattina, sugli scogli dell’isola di Linosa. Quasi certamente si tratta di una delle vittime della tragedia dell’immigrazione avvenuta la settimana scorsa al largo di Lampedusa. E’ il terzo corpo che viene recuperato, anche se all’appello mancherebbero ancora una ottantina di dispersi. Nella zona proseguono ancora le ricerche delle altre vittime che erano a bordo del ‘barcone dei misteri’, l’imbarcazione con oltre un centinaio di tunisini a bordo che – secondo il racconto dei 56 superstiti – sarebbe colata a picco in pochi secondi. Una versione che non convince affatto gli inquirenti, visto che non e’ stata trovata alcuna traccia del relitto. I magistrati della Procura di Agrigento propendono invece per l’ipotesi di uno sbarco pianificato dagli scafisti, che sarebbero tornati indietro subito dopo avere abbandonato nei pressi dell’isolotto di Lampione il loro ‘carico’ umano. I sopravvissuti avrebbero nascosto la verita’ per paura di ritorsioni nei confronti dei loro familiari rimasti in Tunisia o forse perche’ convinti di ottenere maggiori garanzie di non essere rimpatriati a causa della loro condizione di naufraghi salvati in mare. E’ questo infatti l’obiettivo principale dei 56 ospiti del Centro di prima accoglienza dell’isola, che oggi e’ stato visitato dal ministro degli Esteri tunisino Rafik Adesallem. Come dimostra anche un fuori programma avvenuto all’aeroporto di Lampedusa, subito dopo l’arrivo della delegazione diplomatica.
La mamma di uno dei superstiti del naufragio, Fauziah Fahdli, ha tentato di ripartire in aereo insieme al figlio, Mahdi, di 26 anni, che era fuggito durante la notte del Centro di accoglienza, e alla nuora, una ragazza di origini olandesi che la accompagnava. I tre sono stati pero’ bloccati dalle forze dell’ordine, che hanno subito riconosciuto il giovane tunisino. Quest’ultimo, che e’ al suo secondo sbarco consecutivo a Lampedusa, ha spiegato che nel suo Paese non riesce a ottenere il visto per raggiungere la madre e la moglie che vivono in Francia. A questo punto la mamma di Mahdi ha fermato il ministro degli Esteri pregandolo in lacrime di far rilasciare il figlio e di impedire che venga rimpatriato, ma Abdesallem non ha potuto fare altro che allargare le braccia. La richiesta di non essere rimpatriati e’ stata ribadita al ministro anche dagli altri tunisini sopravvissuti al naufragio. ‘Anche se ci rimandate indietro – hanno detto – noi torneremo ancora’. E il sindaco dell’isola, Giusi Nicolini, che ha accompagnato Abdesallem nella sua visita, ha espresso un auspicio: ‘Lampedusa guarda con grande speranza alla Tunisia democratica perche’ si metta fine alle stragi nel Mediterraneo. Vorremmo ricevere i vostri giovani per studio o per turismo e non piu’ sui barconi della morte’.
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