“L’albero di Natale più ricco del mondo era nato povero. L’abete più famoso e lussuoso, quello al Rockefeller Center di New York, ebbe la luce dall’operosità dignitosa e caparbia di quello che oggi chiameremo un expat, un emigrato italiano, operaio che con altri operai connazionali volle ringraziare il lavoro e l’occasione di vita che aveva trovato lontano dal suo paese allestendo l’abete”.
La Sicilia racconta la storia di Cesidio Perruzza, di San Donato Val di Comino, che nel Natale del 1931 decise di celebrare il lavoro suo e dei tanti emigrati impegnati a costruire il grattacielo Rca Building, con un albero di Natale e decori che parlassero di loro: le ghirlande sì ma anche l’alluminio dei detonatori usati per rompere la roccia e scavare le fondamenta.
Una storia che venne alla luce nel 1999 quando l’ex governatore dello Stato di New York, Mario Cuomo, regalò alla famiglia di Cesidio Perruzza la riproduzione di una foto, datata 24 dicembre 1931, con in primo piano oltre sessanta lavoratori emigranti italiani, tra cui Perruzza, impegnati a scavare le fondamenta del grattacielo. Cesidio era arrivato in America a 17 anni nel 1901.
Lavora da subito ma poi quando tutto sembrava facile incrocia l’America della Grande depressione, povertà e tanta disperazione. Cesidio accetta lavori difficili e pericolosi. Si specializza negli esplosivi, che servono per spianare e preparare i cantieri. Una perizia che gli vale il nome di Joe Blaster.
Una storia sommersa di un’Italia che cercò l’altrove per sopravvivere e che sarà raccontata in una clip (1931 brillano le luci a Manhattan) proiettata sia nel Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana a Genova che nel Museo del Novecento e della Shoah di San Donato Val di Comino.