Il governo Gentiloni – quello che qualcuno ha già soprannominato “Renziloni” – ha giurato al Quirinale. Nel Salone delle Feste dopo il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, sono sfilati, davanti al capo dello Stato, Sergio Mattarella, tutti i ministri del neo governo.
La prima ministra a giurare e’ stata Anna Finocchiaro, una delle new entry di questo esecutivo, che prendera’ il posto di Maria Elena Boschi al ministero dei Rapporti con il Parlamento, ultima la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin.
I ministri sono arrivati accompagnati da pochi familiari, data la velocita’ con cui si e’ chiusa la crisi di governo, tra l’annuncio della lista dei ministri da parte del premier Gentiloni, e la cerimonia del giuramento e’ passata poco piu’ di un’ora.
C’e’ chi e’ arrivato da solo al Quirinale, come Maria Elena Boschi, neo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e chi accompagnato dalla famiglia, come il ministro degli Esteri Angelino Alfano.
“TUTTO CAMBIA PERCHÉ NULLA CAMBI” “Il Pd aveva la responsabilità di proporre agli italiani un nuovo governo dopo la chiara sconfitta dell’Esecutivo precedente. Lo ha fatto da par suo, riproponendo il ‘tutto cambia perché nulla cambi’, evidentemente la lezione del 4 dicembre non è servita”. Lo dichiara il deputato di Forza Italia, Francesco Paolo Sisto. “Nel governo Gentiloni manca un seppur minimo segnale di discontinuità, anzi si rivendica con orgoglio la volontà di proseguire sulla strada tracciata da Renzi. Quella stessa strada che ha portato l’ex premier a sbattere contro il muro eretto dagli italiani. Perseverare è diabolico…”.
L’APPROFONDIMENTO In tempi record, come era nelle intenzioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella soddisfatto per una “soluzione rapida e lineare” della crisi, nasce il governo Gentiloni. Diciotto i ministri con 5 new entry e la riconferma di tutti gli uscenti tranne il ministro Stefania Giannini e Maria Elena Boschi che diventa sottosegretario alla presidenza del consiglio.
“Ci mettiamo subito al lavoro sui problemi del paese”, e’ la priorita’ del neo-premier che, dopo il giuramento al Quirinale, il tradizionale passaggio della campanella con Matteo Renzi e il primo Cdm a Palazzo Chigi, domani chiedera’ la fiducia alle Camere per ottenerla entro mercoledi’. E avra’ numeri solidi a Montecitorio ma meno al Senato dove Verdini ha annunciato che fara’ mancare l’appoggio di Ala in assenza di una presenza al governo.
Cinque donne – oltre alle uscenti Madia, Lorenzin e Pinotti, entrano le senatrici Pd Anna Finocchiaro e Valeria Fedeli – 14 uomini con il trasloco di Alfano alla Farnesina e l’arrivo di Marco Minniti agli Interni comporranno l’esecutivo nato dopo le dimissioni di Matteo Renzi. E che, come annuncia Gentiloni, avra’ come priorita’ il disagio sociale, l’occupazione al sud, per cui nasce un ministero ad hoc guidato da Claudio De Vincenti, l’innovazione e la ricostruzione del dopo-terremoto oltre al nodo banche. Ruolo solo di “facilitatore”, invece, chiarisce il neo-premier, rispetto alla ricerca di un’intesa tra i partiti sulla legge elettorale per la quale si spendera’ soprattutto il neo-ministro per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro. Un esecutivo non di scopo ma con un’agenda chiara che si fondera’ sulla stessa maggioranza di prima. E che, per stessa ammissione dei vertici Pd, non dovrebbe arrivare a fine legislatura.
“Le elezioni sono un appuntamento imminente, e’ evidente che nell’arco dei prossimi mesi andremo alle elezioni politiche, che noi e gli altri piu’ di noi in questi giorni hanno invocato”, ribadisce ancora oggi Matteo Renzi chiamando il Pd al congresso anticipato e assicurando comunque “responsabilita’ verso il governo ed il paese”.
Si chiama fuori, invece, Denis Verdini, che minaccia di non votare la fiducia perche’ la presenza del viceministro Zanetti non e’ considerata adeguata al peso di Ala-Sc nella maggioranza.
L’esclusione dei verdiniani dal governo appare una scelta consapevole di Gentiloni, che respinge il pressing che durava da giorni anche per evitare la protesta della minoranza dem. La quale comunque, mettono in chiaro Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza, pur votando la fiducia, decidera’ come votare provvedimento per provvedimento. In realta’, sostengono altre fonti di maggioranza, per un esecutivo non destinato sulla carta a durare fino a fine legislatura, i numeri ‘stretti’ al Senato consentiranno alla maggioranza di decidere con piu’ facilita’ se e quando staccare la spina. Le opposizioni non aspettano neanche il battesimo del governo per far partire i tamburi della campagna elettorale.
“Una fotocopia sbiadita del governo Renzi”, “un fortino assediato”, attaccano i partiti all’opposizione che mettono all’indice le riconferme degli uscenti e la presenza dei fedelissimi renziani, Luca Lotti, che diventa ministro allo Sport mantenendo la delega all’Editoria, e Maria Elena Boschi, che lascia le Riforme ma lavorera’ al fianco del premier a Palazzo Chigi seguendo i dossier piu’ caldi del governo. Renzi dal canto suo mantiene la promessa di lasciare con un sorriso alludendo al teso passaggio della campanella con Enrico Letta. “Buon lavoro”, augura a Gentiloni accompagnando al passaggio di consegne il dono della felpa di Amatrice regalatagli dal sindaco della cittadina colpita dal terremoto. E lascia Palazzo Chigi tra l’applauso dei fedelissimi affacciati dalla finestra nel cortile della sede del governo.
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