L’ex-presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è spento venerdì scorso. Aveva 98 anni. Umanamente, merita il cordoglio. Il giudizio sull’operato politico della persona in questione, invece, è complesso.
Politico di scuola comunista, dell’ala migliorista, Napolitano fu favorevole all’ingresso dei carri armati sovietici in Ungheria nel 1956. Pur senza polemica e nel rispetto per la persona, questo deve essere ricordato. Ora, però, vorrei soffermarmi sull’operato di Napolitano come presidente della Repubblica.
Egli fu eletto dal Parlamento nel 2006 e (primo caso nella nostra storia della Repubblica) fu rieletto nel 2013. Come presidente della Repubblica, Napolitano inaugurò un modello di presidenza interventista. Quando nacque la Repubblica e fu fatta la Costituzione, la presidenza della Repubblica fu concepita come ruolo di arbitro. Infatti, la Repubblica italiana è una repubblica parlamentare e non presidenziale. Furono date delle prerogative al presidente della Repubblica, ma il ruolo di quest’ultimo doveva essere quello di una figura terza rispetto alla politica, un arbitro imparziale che doveva rappresentare l’unità del Paese e che doveva svolgere il ruolo di garante della Costituzione.
Napolitano, invece, agì come il presidente di una repubblica presidenziale, intervenendo molto sull’operato dei governi. Ciò si vide nel 2011, quando il Governo presieduto da Silvio Berlusconi fu sostituito da quello presieduto da Mario Monti. Quest’ultimo agiva sotto l’egida della presidenza della Repubblica, la quale aveva (di fatto) un potere diretto. Questo fece la differenza e l’impronta di ciò si vede ancora oggi.
A questo punto, non sarebbe il caso di fare delle riforme dell’assetto istituzionale? Visto che la presidenza della Repubblica è rafforzata e che certi equilibri stabiliti dai padri costituenti non ci sono più, non sarebbe il caso di istituire il premierato o di fare diventare l’Italia una repubblica presidenziale, con un presidente della Repubblica eletto dal popolo?