Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali, in una intervista al Quotidiano Nazionale, commenta la chiusura del sito di Pompei a causa di uno sciopero sindacale: “Il problema non riguarda solo Pompei: non ci si rende conto del fatto che iniziative del genere ledono l’immagine dell’Italia nel mondo. I media internazionali ci vanno a nozze e i turisti che trovano i portoni di un museo o di un sito archeologico inaspettatamente chiusi ne traggono un giudizio sull’intero Paese. Dunque, bisogna assumere l’idea che i musei siano un servizio pubblico al pari dei treni e degli aerei".
Il membro del governo annuncia che "entro pochi mesi" varerà la riforma del ministero e modificherà le norme "in modo da attribuire ai direttori dei grandi musei una sostanziale autonomia gestionale. Voglio che ciascuno si assuma le proprie responsabilità e farò in modo che il lavoro svolto venga periodicamente valutato da apposite commissioni composte anche da esperti internazionali".
Il ministro sottolinea che "ogni euro investito in cultura ne frutta 1,8 sotto forma di indotto" e che occorre "voltare pagina, modernizzare il Paese introducendo criteri di efficienza ed efficacia nella gestione dei Beni culturali. Non è un capriccio intellettualistico, per l’Italia significa ricchezza e sviluppo", "fino agli anni Settanta, l’Italia era il primo paese al mondo per attrazione turistica, ora siamo il quinto, e in Europa veniamo dopo Francia e Spagna. Ebbene, abbiamo l’ambizione di riappropriarci di quell’antico primato ma per riuscirci bisogna rivoluzionare i criteri di gestione dei Beni culturali e investire sia in promozione sia nella qualità delle strutture alberghiere. E quello che, un po’ alla volta, stiamo facendo".
Discussione su questo articolo