La montagna era la sua passione, in montagna ha trovato la morte. Ivan Sgrena, 59 anni, fratello della giornalista Giuliana, che fu rapita e poi liberata in Iraq nel 2005, ha perso la vita sull’Alpe Devero, nell’Ossola, a pochi chilometri da casa: a 2.500 metri di quota si stava preparando a scalare con un gruppo di amici lo Spigolo della Rossa quando e’ precipitato per circa venti metri. Un compagno ha dato l’allarme; una cordata del Soccorso Alpino che si stava allenando nelle vicinanze e’ scesa lungo il dirupo per tentare di prestare le prime cure ma non c’e’ stato niente da fare.
Per Ivan, uno che aveva al suo attivo non meno di una quindicina di ‘quattromila’, non era una delle escursioni piu’ impegnative. Ferroviere in pensione da circa un anno, sposato con Claudia e padre di Sofia, 16 anni, un amore forte per la montagna condiviso con quello per la pittura, aveva scelto una delle vie classiche, assai conosciuta dagli alpinisti. ‘Quando saliva un po’ ci preoccupavamo, ma dissuaderlo o trattenerlo era impensabile’ dice dalla sua villetta di Masera (Verbania) il padre, Franco Sgrena, 86 anni, roccioso uomo dell’Ossola, ex contrabbandiere e partigiano.
Oggi in casa Sgrena e’ giorno di lutto. Nel 2005 furono lunghi giorni di apprensione. Giuliana, inviata in Iraq per ‘Il Manifesto’, il 4 febbraio cadde nelle mani dei militanti dell’Organizzazione della Jihad islamica, che chiedevano in cambio del suo rilascio il ritiro del contingente italiano di stanza nel Paese. Dopo la mediazione dei servizi segreti fu liberata il 4 marzo. Ma sulla strada verso l’aeroporto di Bagdad l’auto su cui viaggiava venne crivellata dai proiettili sparati da una pattuglia di americani che sostennero di avere agito cosi’ perche’ la vettura non si era fermata alle rituali segnalazioni luminose: mori’ il funzionario del Sismi che era con lei, Nicola Calipari.
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