Giorgio Mulè, portavoce unico dei gruppi parlamentari di Forza Italia, sul contratto tra Lega e M5S: “Si tratta di un programma di governo che verrà presentato come legalitario, ma che a me appare molto manettaro. Chiedere ai ministri di dimettersi se ricevono un avviso di garanzia significa consegnare le chiavi del governo a qualsiasi sostituto procuratore che per un’indagine costringerebbe qualsiasi ministro a dimettersi non prima di una condanna ma prima ancora dell’indagine. La Raggi, se fosse stata ministro, si sarebbe dovuta dimettere”.
“Poi viene totalmente applicata la massima per cui non esistono innocenti in circolazione ma soltanto colpevoli non individuati. Si parla dell’introduzione nel nostro ordinamento dell’agente sotto copertura. Una figura che anche Raffaele Cantone ha giudicato totalmente illiberale, perché non va a perseguire una persona che ha commesso un reato, si persegue una persona dopo averla provocata affinché commetta un reato”.
“Poi si dice di aumentare le intercettazioni, ma io segnalo che il nostro Paese è primo al mondo per numero di intercettazioni e soldi spesi. Poi si parla in maniera continuativa, in questo contratto, di restringere il sistema delle garanzie nei confronti delle persone normali. Questo mi preoccupa non poco. La parte legata alla infrastrutture, poi, mi lascia sconcertato. Quando si dice che la linea ad alta velocità Torino-Lione viene sospesa per una ridiscussione integrale del progetto, si va verso un notevole passo indietro. Così come è un passo indietro rimettere in discussione le opere pubbliche già finanziate. Insomma, la bozza di contratto che ci è stata sottoposta non è che la brutta copia di quello che era il programma del centrodestra”.
Le critiche di Mulè non si fermano: “Sul fronte Europeo – prosegue parlando a Radio Cusano Campus – immagina un percorso che non può esistere. L’Italia non può andare con la baionetta su certi tavoli. Salvini e Berlusconi si parlano, come è normale. Sono alleati. Ma le cose si giudicano in base ai fatti. Io in quella bozza di contratto non ho mai visto parlare di Sud. Non trovo nulla legato agli investimenti e alla questione meridionale. Nutro profonde perplessità su un programma che per alcune parti certa di portare avanti le nostre proposte, sulla pace fiscale, sulla flat tax, sull’immigrazione, ma non si possono mettere insieme le pere con le mele, viene fuori una ricetta indigesta. Sulla giustizia, le tesi portate avanti sono quelle di Nino Di Matteo, sostituto procuratore dell’antimafia. Riprendete quello che disse Di Matteo a Ivrea, nel convegno dei grillini. Si va verso un asse giustizialista e punitivo verso i cittadini italiani. Non è il programma del centrodestra”.