Adesso il pallino sul caso Mose passa in mano alle difese e agli indagati. Giancarlo Galan, su cui pende una richiesta di arresto per corruzione, si fara’ vivo in Procura a Venezia per rigettare al mittente quelle che ha definito "nefandezze altrui"? Chi altro, dopo le dichiarazioni spontanee del sindaco ‘Sospeso’ Giorgio Orsoni e di Renato Chisso, rompera’ il silenzio e dara’ la sua versione dei fatti al Gip o alla Procura?
A Venezia si prepara una settimana al calor bianco sul fronte dell’inchiesta della procura che ha sconquassato la citta’ lagunare tra fondi neri e sprechi per centinaia e centinaia di milioni, mazzette, finanziamenti illeciti e assunzioni stile ‘parentopoli’. Gli arresti all’alba del 4 giugno scorso hanno portato alla luce, secondo quanto emerge dall’ordinanza firmata dal Gip Alberto Scaramuzza, una rete di ‘malaffare’, una cricca’ politico-imprenditoriale che andava avanti da oltre dieci anni, con passaggi di mano di 20-25 milioni di euro. Gli arresti sono stati 35 (10 ai domiciliari), un centinaio gli indagati e 40 milioni di beni sequestrati a titolo preventivo, tra cui la villa e le barche di Galan e per altri opere d’arte di valore, come dei Canaletto.
Tutto ruota attorno alle dichiarazioni di Giovanni Mazzacurati, ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, di Piergiorgio Baita, ex Mantonani, e anche dell’ex segretaria di Giancarlo Galan, quand’era presidente del Veneto. Se dopo gli arresti dell’anno scorso, i ‘big’ tipo Mazzacurati-Minutillo hanno cominciato da subito a fare ammissioni, negli interrogatori di garanzia cominciati ieri, quasi tutti per rogatoria, gli indagati dell’ultima tranche d’inchiesta, quella ‘politica’, si sono avvalsi della facolta’ di non rispondere o hanno rilasciato dichiarazioni spontanee in cui si detti estranei ai fatti o pronti a dimostrare la propria innocenza. Questa la linea, ad esempio, di Orsoni (accusato di finanziamento illecito dei partiti) o dell’ex assessore veneto alle Infrastrutture Chisso (corruzione). Per capire la posizione di Galan, se non si presentera’ spontaneamente prima in procura, c’e’ da attendere mercoledi’ prossimo, quando si riunira’ la giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera.
L’ex ‘doge’, come e’ stato sopranominato, e’ deputato di Fi ma per 15 anni e’ stato Presidente del Veneto e successivamente prima ministro all’Agricoltura e poi alla Cultura. Se la Procura auspicava delle prime ammissioni per favorire il percorso dell’inchiesta, saranno le difese a scendere in campo soprattutto nel tentativo immediato di ridurre il ‘peso’ dei provvedimenti restrittivi in attesa della prosecuzione dell’iter giudiziario che si annuncia lungo e complesso. Possibile, per qualcuno, la richiesta dell’intervento del Tribunale del riesame. Di contro c’e’ la strada delle memorie difensive da presentare al Gip o direttamente ai tre sostituti che hanno indagato, Paola Tonini, Stefano Ancillotto e Stefano Buccini, per chiarire le proprie posizioni ed eventualmente uscire dall’inchiesta o quantomeno vederne ridotto il ruolo. Un percorso sul quale dovrebbe puntare Orsoni alla luce di quanto detto con dichiarazioni spontanee al Gip durante l’interrogatorio di garanzia nell’aula bunker di Mestre del Tribunale di Venezia e rese note dal suo avvocato di fiducia Daniele Grasso.
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