Nelle scorse settimane, in un carcere peruviano, è deceduto un cittadino italiano, G. B. di 68 anni. Aveva già scontato i due terzi della pena alla quale era stato condannato e pagato, secondo la normativa locale, la cauzione in denaro per la parte restante della detenzione. Aveva anche ottenuto dalla magistratura competente l’ordinanza di scarcerazione, necessaria per la sua liberazione e per l’espulsione dal Paese, già concordata.
Il nostro connazionale, tuttavia, attraversava un cattivo stato di salute che lo aveva indotto a richiedere il ricovero in ospedale per avere cure tempestive ed adeguate. Egli aveva manifestato questa sua richiesta ad un funzionario di un Patronato, suo fiduciario, il quale a sua volta aveva provveduto ad avvertire tempestivamente il Consolato.
I nostri funzionari consolari, in contatto con le autorità carcerarie, avrebbero da queste ricevuto l’assicurazione di un imminente ricovero del recluso. In realtà, a distanza di due giorni dalla comunicazione, il nostro connazionale è stato accompagnato semplicemente al centro di cura interno al carcere e dimesso dopo la somministrazione di una semplice iniezione.
Il nostro connazionale aveva pagato interamente il suo debito con la giustizia, aveva ormai la legge dalla sua parte e le risorse economiche, custodite dal suo fiduciario, per l’acquisto del biglietto di ritorno in Italia dopo essere stato scarcerato, cosa alla quale aveva diritto. La sua morte, dunque, avvenuta in circostanze così discutibili, non è giustificabile e merita attenzione e chiarezza.
Ci sono in ballo, come è evidente, il rispetto dei diritti umani, l’osservanza delle normative locali non solo in termini repressivi ma anche di riconoscimento delle prerogative individuali, la correttezza dei rapporti tra le nostre autorità diplomatico-consolari e quelle peruviane.
Per questo ho presentato un’interrogazione al Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale volta a richiedere un’attenta ricostruzione dei fatti e una rigorosa verifica delle responsabilità che sono alla base di questo evento, anche per avanzare alle autorità peruviane competenti, tramite la nostra rappresentanza diplomatica e consolare, una richiesta di più approfondito accertamento delle ragioni che hanno determinato il ritardo negli adempimenti di espulsione del nostro connazionale.
Credo sia giusto pervenire ad un quadro più chiaro di quanto è accaduto e dare alla famiglia e alle organizzazioni italiane in loco, che hanno seguito il caso, almeno il conforto della verità per un accadimento che probabilmente si sarebbe potuto evitare con una maggiore accortezza e tempestività da parte di chi aveva la responsabilità di intervenire.
Fabio Porta, deputato Pd eletto nella ripartizione estera Sud America
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