In Italia, così come in Europa, non si respira una buona aria. Sarà che la Confindustria ci ha ricordato che ci saranno "anni di recessione", come se dal 2008 non ci fossimo accorti che la crisi finanziaria ha provocato una stagnante flessione negativa del mercato de lavoro, della domanda e dell’offerta. Per non parlare di giovani e delle donne, dove 1 su 3 è praticamente tagliato fuori (forse per sempre) dal mondo del lavoro, rischiando davvero di perdere l’appuntamento con il proprio futuro. Se non si corre velocemente ai ripari, i giovani di cui oggi tutti decantano i problemi sfonderanno inevitabilmente i 35 anni (il tempo passa per tutti) e sarà difficile trovare una prima collocazione.
Però adesso abbiamo i "bocconiani". Lodati e affabili professori che dal cilindro tireranno fuori il coniglio della ripresa, sapranno loro dare la frustata al cavallo dell’economia che Berlusconi ha mancato. Eppure nel decreto "Salva Italia" qualcosa non va: liberalizzazioni rimandate, pillole omicide addolcite, consumi repressi e crescita zero. L’unico provvedimento degno di lode è la deducibilità dell’Irap-lavoro per le imprese che assumono a tempo indeterminato giovani nell’ordine di 10.600 e 15.200 euro di sconto per nord, centro e meridione.
La pecca sta nel fatto che Monti e compagnia si son dimenticati un cavillo economico, e cioè che lo sviluppo non si attua per decreto e non si può pensare che uno sconto temporaneo possa fare riprendere le assunzioni. Se le imprese non hanno ordini e i fatturati sono in negativo, non c’è deduzione che tenga. E’ come provare a vendere ad un nullatenente un appartamento; com’è possibile anche solo ipotizzare che questi lo acquisterà? Ma almeno su una cosa i tecnici a Montecitorio e Palazzo Madama hanno le idee chiare, le tasse. Abbiamo già abbondantemente parlato della nuova Ici sulla prima casa inglobata nell’IMU, il super bollo e la tassazione del lusso (auto, yacht, barche).
Per le liquidazioni Tfr sopra il milione di euro l’imposizione fiscale sarà del 43%. Soldi, case e titoli di credito detenuti all’estero saranno tassati in Italia. Aumentano i contributi per autonomi ed agricoltori per arrivare al 24%. I capitali scudati saranno colpiti con una imposta di bollo del 10 per mille per il 2012-2013, per poi a regime andare al 4 per mille; questo se vorranno mantenere l’anonimato. Molto scetticismo su questo provvedimento dato che si sta violando un "contratto stipulato con gli evasori" nel 2009, immaginate la mole di ricorsi in corte costituzionale.
Le pensioni fino a 1.400 euro lordi mensili sono salve per il biennio 2012-2013 ma non ci si illuda, perché dal 2014 l’indicizzazione varrà soltanto per gli assegni di poco superiori ai 900 euro. Hanno solo "rinviato la rivolta". La sorpresa più immediata l’abbiamo trovata ai distributori. Le accise su benzina e diesel sono salite rispettivamente di 8,2 centesimi e 11,2 centesimi per litro, con il gpl in rialzo di 2,6 centesimi. Partito il countdown per i tanto temuti 2 euro a litro.
I Super Ministri di cui ci siamo dotati non si sono dimenticati dei risparmi. Come non tassare questa inesauribile fonte di risorse dato che il nostro è uno dei popoli più propensi al risparmio e all’accumulo? Ed ecco che l’imposta di bollo di 34,20 euro, fino ad adesso prevista solo sui conto correnti, allunga le grinfie anche su libretti postali e di deposito. Ovvero le forme di accantonamento più diffuse tra i pensionati e piccolissimi risparmiatori che non si prodigano in particolari movimenti bancari e postali. Che il vecchio e caro mattone torni di moda?
Ancora, imposta di bollo sui prodotti finanziari e buoni fruttiferi postali allo 0,1% nel 2012 e 0,15% a regime. Ultima proposta è la Tobin Tax, una tassa speciale su tutte le transazioni finanziarie di maggiori dimensioni.
Insomma, ce n’è davvero per tutti e la fantasia non manca, come i 20 euro a chilowatt eccedenti i 185 di potenza, per quanto riguarda il bollo auto. Ma se l’ingegno non è davvero mancato per la spremitura delle nostre tasche, le meningi non sono state sprecate per farci risalire dal baratro in cui inevitabilmente ci stiamo addentrando.
Nonostante populisticamente possa sembrare equo tassare uno yacht oppure lauti stipendi o pensioni d’oro sopra i 200.000 euro con il 15% di contributo, non ci si rende conto che tutto ciò fa scappare dall’Italia ingenti risorse, riduce drasticamente il denaro in pompa nei circuiti bancari (alimentando il circolo vizioso dell’illiquidità e della mancanza di credito con tassi esorbitanti per prestiti e mutui) e soprattutto si continua a fomentare la paura e la riduzione dei consumi in quanto "il fisco mi punisce."
Pensate davvero che il 54% del vostro reddito stia meglio nelle mani dell’agenzia delle entrate e non in circolo sul mercato? Elusione ed evasione sono spinte al massimo, e chi ha di più artifizi per non pagare li troverà sempre. Il problema è rimettere in moto l’economia.
Ben vengano gli acquisti nautici: perché per 85 milioni di introiti nel 2012 ne ammazziamo 700-800 a regime di indotto nell’economia? Il problema non è la barca, dietro di essa ci sono decine di imprese che producono materiali, centinaia di lavoratori addetti, ristoranti e bar che guadagnano.
E’ vero che dalle tasse e dalla morte non possiamo fare a meno in natura, ma almeno i tecnici potevamo risparmiarceli.
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