Dopo aver dato la propria disponibilita’ a restare a palazzo Chigi qualora il Paese ne avesse bisogno, Mario Monti gela le aspettative di quanti hanno speso il suo nome nel tentativo di aggregare i moderati italiani. ‘Quando lasceremo ad altri il Paese nei prossimi mesi spero’ di consegnare un’Italia ‘un po’ meno rassegnata e un po’ piu’ rasserenata’, ha detto il presidente del Consiglio durante un intervento al Forum della Cooperazione. Un concetto espresso in altre occasioni, ma che dopo le parole pronunciate a New York (dettate dall’esigenza di rassicurare mercati e cancellerie sul dopo-voto) appaiono tutt’altro che casuali.
I piu’ stretti collaboratori pero’ ci tengono a ridimensionare sia le parole pronunciate in Usa che quelle dette oggi: ‘Non ha fatto passi avanti allora, ne’ retromarce oggi’, si rimarca, dando la seguente lettura delle parole del pronunciate dal professore: Monti a New York ha semplicemente detto di essere disponibile a continuare a guidare il Paese, ma solo nel caso in cui dalle urne non uscisse una maggioranza chiara e il capo dello Stato, con la fiducia del Parlamento, lo chiamasse a sbloccare un’impasse politico-istituzionale. Circostanza questa non improbabile, ma nemmeno scontata: ecco perche’ oggi ha parlato di quando lascera’ ad ‘altri’ il governo. Non che la prima soluzione lo veda contrario. Anzi, la volonta’ di procedere con il ‘machete’ (come promette una fonte di governo) contro i costi della politica, la dice lunga su quanto l’Esecutivo sia attento alle richieste dei cittadini. Fermo restando che la possibilita’ che Monti partecipi da candidato alla campagna elettorale viene bollata come ‘lunare’ da chi lo conosce bene.
Messi da parte gli estintori, gli stessi collaboratori ammettono pero’ che dietro le parole del premier c’e’ anche la necessita’ di gettare acqua su un principio di incendio acceso da altri e contro la sua volonta’. ‘Si e’ smarcato da quanti lo tirano per la giacchetta’, spiega una persona che lo conosce molto bene e che nella sua analisi si spinge un po’ piu’ in la’: lo ha fatto anche per liberarsi ‘dall’abbraccio mortale’ di qualcuno che, ‘sapendo di essere in seria difficolta’, tenta di aggrapparsi alla sua autorevolezza per restare a galla, ma cosi’ facendo rischia di trascinarlo giù’.
Forse per questo le sue parole non sono piaciute troppo ai sostenitori del Monti-bis. Persino fra i centristi, solitamente molto allineati con il professore, si respira un certo disappunto: ‘Era normale che prendesse le distanze, ma poteva farlo in modo piu’ morbido…’, confessa un esponente di spicco dell’Udc. ‘Del resto – aggiunge – e’ stato il premier a dire quelle cose a New York ed e’ normale che cavalcassimo quella sua disponibilita’, anche se forse abbiamo esagerato’. E forse proprio qui sta il punto: l’impressione infatti e’ che Monti si sia tolto dai riflettori anche per evitare contrapposizioni con gli altri ‘soci’ della sua ‘strana maggioranza’: Pd e Pdl, che per ragioni diverse non vogliono o non possono appoggiare apertamente il Monti-bis.
Allo stesso tempo, pero’, il professore ha voluto rimarcare la propria distanza da alcune prese di posizione dettate della imminente campagna elettorale: ad esempio ribadendo l’auspicio che la lotta all’evasione sia senza quartiere: l’auspicio – ha detto – e’ che si sposti ‘il fronte dell’intolleranza’ in modo che ‘non separi chi è di destra da chi è di sinistra, ma chi paga le tasse dagli altri’.
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