Il documento del ministero dell’Economia parla chiaro, e recita: "Le attuali rendite catastali, su cui si basa in larga parte la tassazione immobiliare, non sono più congrue rispetto ai valori di mercato". L’ultimo rapporto dell’Agenzia del Territorio indica in particolare che per le abitazioni il valore corrente di mercato è pari, in media a 3,73 volte la base imponibile ai fini Ici. Se si guarda all’Irpef lo stesso rapporto oscilla tra il 3,59 della abitazioni principali, e il 3,85% delle seconde case. I canoni di locazione, poi, sono superiori di 6,46 volte a quelli delle rendite catastali. Per le abitazioni e gli uffici, il "vano" come unità di misura verrà sostituito con la "superficie" espressa in metri quadrati. La riforma punterà, poi, a riqualificare i metodi di stima diretta per gli immobili speciali.
L’ultimo tentativo di riforma del Catasto era stato fatto nel 2006, quando al governo c’era Romano Prodi, che presentò un documento correlato alla Finanziaria per mettere mano in modo organico al Catasto, ancora oggi strutturato con il sistema di categorie e classi introdotto al momento della nascita, con rendite rivalutate l’ultima volta addirittura nel 1990. Ma il governo cadde di lì a poco, e cadde anche il progetto di riforma dell’archivio dell’immenso patrimonio immobiliare italiano.
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