Avrebbe dovuto accettare subito l’incarico, senza riserve; avrebbe dovuto già lunedì presentare ai mercati, e non ai giornalisti, la lista dei ministri tecnici e il programma di sacrifici per il risanamento economico. Ma si è perso in strabordanti e ripetitive consultazioni "democratiche", allargando sempre più il panorama dei suggeritori: donne, giovani, sindacati, imprenditori, e chissà che non continui con i No Tav, gli indignati, i "malpancisti" di professione, fino ai disoccupati, gli invalidi, i senzatetto. E intanto il dio denaro fa traballare i mercati e gli opposti eserciti ingrossano le file, rinforzano le retrovie e richiamano i veterani.
Si vis pacem para bellum.
Non è Quntino Sella chi si aspetta che il popolo condivida di perdere i troppi diritti acquisiti nel tempo con la complicità della vecchia tattica populistica della serie "tu mi dai una cosa a me, io ti do una cosa a te!". Non è Quintino Sella chi aspetta l’unanime consenso e la gratitudine generale per muovere i passi giusti nella direzione giusta. Piuttosto, ci sembra, mutatis mutandis, il Berlusconi degli ultimi tempi, frenato in ogni pensiero di riforma dagli alleati, dai falsi amici e dagli autentici traditori.
E’ cambiata la forma, ma non la sostanza. Speriamo che basti.
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