Era inevitabile che il tema del Monti-bis emergesse prima o poi come la questione cruciale della legislatura: in fondo riguarda la natura stessa del governo tecnico e del perche’ l’Italia sia l’unico Paese occidentale ad avervi fatto ricorso per fronteggiare la Grande Depressione. Ma qualcosa deve essere andato storto se Luca di Montezemolo, per bocca della sua fondazione Italia Futura, accusa Pier Ferdinando Casini di averne fatto un programma davvero troppo scarno per una grande nazione che deve ancora superare la parte peggiore della crisi. Il punto, riassume Italia Futura, e’ semplice: i centristi hanno le idee confuse se pensano di predicare il rinnovamento riproponendo tout court per il 2013 i vecchi arnesi della politica e una sorta di cooptazione del Professore alla guida della larghe intese.
L’attacco e’ meno sorprendente di quanto possa sembrare: in sostanza e’ un modo per rimproverare alla ‘strana maggioranza’ la propria incapacita’ progettuale e la riproposizione, implicita o esplicita, di una formula politica emergenziale che ne attesta tutti i suoi limiti. Limiti che si riassumono nelle parole dello stesso Monti, quando si rifiuta di credere che il Paese sia incapace di esprimere un forte leader politico, e nelle critiche dell’opposizione (Antonio Di Pietro, per esempio, si chiede che bisogno ci sia di tornare a votare se e’ gia’ stato tutto deciso in piccoli circoli ristretti). In altre parole, nel delicato passaggio delle elezioni 2013 e’ in gioco la democrazia. E forse il concetto stesso di Europa dal momento che il premier si dice sempre piu’ preoccupato del dilagante populismo euroscettico e insiste perche’ i capi di governo europei tengano a breve un vertice per fronteggiarlo.
Ora, la domanda e’ se i partiti siano davvero consapevoli della posta in gioco. Le manovrette sulla legge elettorale per tentare di pilotare il voto e i bizantinismi che eludono sempre il perche’ si sia dovuti ricorrere all’esecutivo dei professori (un passaggio di cui forse solo adesso si comincia ad apprezzare tutta la dirompente portata), ne fanno dubitare. Certo, come dice Italia Futura l’Udc ha avuto il merito di sottolineare la funzione chiave che Monti puo’ ancora svolgere: ma cio’ non toglie che i primi scampoli di campagna elettorale non abbiano che potuto allarmare l’Europa. Nel Pdl, per esempio, la destra ha evocato una possibile scissione proprio in polemica con il governo tecnico e il suo programma: e Silvio Berlusconi non sembra in grado di tenerla a freno come in passato. Quanto al Pd, l’alleanza annunciata da Pierluigi Bersani con Nichi Vendola non puo’ che allarmare l’Ue: il leader di Sel ha promosso un referendum per abrogare la riforma Fornero ed e’ stato sempre uno dei piu’ fieri critici del Professore. C’e’ poi la concorrenza interna di Matteo Renzi al segretario: il sindaco di Firenze e’ intenzionato a ‘rottamare’ un’intera generazione e cio’ dimostra quanto i dubbi delle cancellerie occidentali sull’intera classe politica che ha chiesto aiuto ai professori siano giudicati fondati anche in Italia. Il panorama e’ completato dalle liti interne che coinvolgono perfino il movimento di Beppe Grillo che doveva essere la novita’ e che invece si muove nel piu’ puro stile partitocratico.
In questo scenario di ‘somma confusione’, come lo definisce Italia Futura, il dopo-Monti e’ legato ad una legge elettorale che consenta nella prossima legislatura la prosecuzione delle larghe intese, se necessario. Una legge su base proporzionale, un sistema tedesco temperato da un piccolo premio di maggioranza. E’ uno schema che, stando ai sondaggi attuali, non attribuirebbe a nessuno una schiacciante maggioranza, ma in compenso tutelerebbe la rappresentativita’. Il tedesco piace a Casini e a D’Alema e ultimamente sembra aver conquistato anche Berlusconi: gli permetterebbe di contenere i danni di un’eventuale sconfitta e di restare nel circolo della maggioranza.
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