Mario Monti prova a placare entusiasmi e delusioni per un possibile suo ‘bis’ alla guida del governo, ma la sua frenata non sposta di una virgola le convinzioni delle forze in campo. Anzi. L’orizzonte di un secondo mandato viene infatti salutato ancora una volta in modo positivo dalla Conferenza episcopale di Angelo Bagnasco mentre la Confindustria di Giorgio Squinzi, che gia’ aveva commentato con favore la disponibilita’ del Prof, si limita a sottolineare la necessita’ di una ‘legittimazione elettorale’. Ed anche il leader centrista, Pier Ferdinando Casini, che per primo ha lanciato l’idea di una lista per Monti conferma: ‘Noi ci assumiamo la responsabilita’ di proseguire il suo percorso e non ci trinceriamo’ dietro lui. Tutte precisazioni che ignorano il tentativo di chiarimento che oggi Monti ha provato ad innescare nel dibattito sul suo futuro. ‘Lasceremo il governo ad altri nei prossimi mesi’ rassicura infatti il premier che affida a quel minimo e ‘banale principio di gestione interna’ la possibilita’ di lasciare in eredita’ ‘un Paese po’ meno rassegnato e un po’ piu’ rasserenato’. Quello che serve, insomma, per convincere i mercati che il lavoro fatto puo’ proseguire anche senza di lui.
Ma il passo in avanti fatto nei giorni scorsi a New York e’ stato cosi’ ampio che un dietrofront, ora, appare assai complicato. Ne’ le forze politiche che intendono fare dell’agenda Monti il loro programma sono disposte a ‘mollare’ l’osso. Anche perche’, a dispetto delle intenzioni, quello che il Professore aggiunge nelle sue dichiarazioni di oggi suona quasi come la base di un vero e proprio programma elettorale.
‘Per quanto le differenze tra destra e sinistra siano importanti’ dice infatti Monti, ‘l’intolleranza’ dei cittadini deve indirizzarsi verso chi ‘paga le tasse e chi non le paga’. E, tanto per intenderci, l’esecutivo in carica si premura di precisare che il ‘tesoretto’ che derivera’ dalla lotta all’evasione sara’ lasciato al governo che verra’.
Intanto, e in attesa di capire con quale sistema elettorale si andra’ a votare, le forze politiche si posizionano. E se a muoversi per primi sono stati gli ex terzopolisti che, con il sostegno di Montezemolo, annunciano le loro liste per Monti premier, tutti gli altri reagiscono di conseguenza. Quella del Monti-bis ‘e’ un’iniziativa che si commenta da sola’ taglia corto Matteo Renzi. E nel Pd i ‘renziani’, al pari dei ‘bersaniani’, chiedono un premier legittimato dal voto perche’, protestano ‘la democrazia non va sospesa’. ‘Monti e’ superpartes e deve restare tale’ si difende Casini che avverte: ‘votando per noi si vota per noi e per il nostro programma politico. Ci presenteremo agli elettori nella logica della continuita’ con il lavoro fatto in questi mesi..’.
L’obiettivo, nel centro-destra e nel centro-sinistra, e’ infatti quello di svuotare di contenuti il programma della proposta Casini-Fini e Montezemolo. ‘Attaccarsi a Monti serve per rimanere in pista. E’ una sorta di ultima spiaggia’ esemplifica il renziano Roberto Reggi. Ma la sua e’ la critica che corre trasversale tra gli schieramenti. E che si fonda su una tesi che Emma Bonino bolla come ‘surreale’. Il messaggio, nota l’esponente radicale, suona cosi’: ‘ votate noi, e noi al governo mandiamo uno che non si e’ presentato’. Questi sono ‘trucchetti da venditori di tappeti, indegni di una vera democrazia’ protesta Antonio Di Pietro. Si indigna il berlusconiano Fabrizio Cicchitto: ‘il tentativo di escludere il Pdl appare francamente pretestuoso, forzato e strumentale. Allo stato – taglia corto – l’ipotesi del cosiddetto Monti Bis appare un’operazione virtuale…’.
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