E così ieri, durante il suo intervento alla Camera, il superMario invincibile, impeccabile, incorruttibile, inattaccabile, ha inconsapevolmente rivelato la sua prima debolezza: non è insensibile al richiamo della foresta, intendendo per foresta l’intrico difficilmente districabile delle liane che ormai avviluppano la Casta con percorsi gossipari di effetto devastante.
Dunque, se i giornalisti amanti dei duelli hanno voluto dare un’interpretazione soggettiva e un taglio malizioso a una presunta frase di Berlusconi, marcando la soddisfazione del premier spodestato dinanzi alla "disperazione" del successore impotente, il robotico professore bocconiano, che tanto robotico evidentemente non è, si deve essere indispettito oltre misura, e ha meditato la vendetta solitaria e plateale.
Avrebbe potuto chiamare personalmente il Cavaliere e chiarire con lui prima di esporsi ed esporlo all’ennesima guerra delle parti; avrebbe potuto ignorare la provocazione giornalistica dimostrando tutta la superiorità di chi ex cathedra non si cura delle piccinerie ma "guarda e passa"; avrebbe potuto evitare la reazione a caldo e in un contesto istituzionale, aspettando di reagire in quello stile anglotedesco in cui si vuole identificare, in una delle mille occasioni di assedio dei cosiddetti giornalisti da strapazzo in pianta stabile davanti alle Camere.
E invece no: ha sferrato il colpo all’avversario (sì, avversario, perchè da oggi in poi le strette di mano e i sorrisi di circostanza e le reciproche manifestazioni di stima sarebbero poco credibili!), in zona Cesarini, alludendo in modo subdolo e proditorio, servendosi di perifrasi ad effetto e di pause cercate, per rispondere non alla stampa e ai cittadini, ma a chi aveva osato intaccare la sua aurea di infallibilità.
In realtà, a voler ben guardare, superMario si e’ rivelato meno super e più vicino alle umane miserie, dimostrando di aver dato credito e importanza ai titoli dei giornali come qualsiasi fan di Novella 2000, e, cosa più importante per tutti, di avere iniziato la discesa agli Inferi proprio come il suo predecessore: la sua sarà forse più lenta, non avendo i noti peccati da farsi perdonare, ma il tempo e’ grande giudice; e chi si ritiene puro e immune dal contagio spesso è la vittima predestinata.
L’ottimo Alfano, che i perfidi algidi oppositori guardano con dispregio per il rispetto e la lealta’ che mostra nei confronti del Cavaliere, non si lascia intimidire dall’universalmente osannato nuovo Salvatore della Patria, e, pur nei toni moderati e amichevoli che gli sono consoni, risponde picche al glorioso (o vanaglorioso?) personaggio, suggerendogli con una certa ironia di non leggere i giornali per non rimanerne stritolato, e così rivelando al Grande Pubblico la debolezza intrinseca alla sua corazza di Invincibile. La standing ovation dei parlamentari del Pdl consacra Alfano segretario e candidato premier.
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