Il Venezuela sta soffrendo, sta urlando al mondo la propria rabbia, la propria disperazione, il proprio desiderio di libertà, ma nessuno l’ascolta. Le grandi potenze e non solo potrebbero intervenire con la diplomazia e con chiare dichiarazioni ufficiali di critica e di proposta, ma sembrano sorde e mute di fronte al grido di aiuto che arriva dal Paese sudamericano.
Il popolo venezuelano è stanco, non ce la fa davvero più. Oppresso, così si sente. Schiacciato da un governo senza cuore né cervello e da una crisi sociale ed economica che sembra non avere fine.
Lilian Tintori, moglie dell’ex candidato presidenziale Leopoldo López, e Mitzy de Ledezma, consorte del sindaco di Caracas, l’altra sera si sono incatenate sulla piazza del Vaticano per chiedere la liberazione dei loro mariti e di tutti i prigionieri politici in Venezuela.
Nelle scorse ore il deputato venezuelano Rosmit Mantilla, del partito di Leopoldo, Voluntad Popular (VP), ha iniziato uno sciopero della fame davanti alla Nunciatura Apostólica di Caracas, per chiedere la stessa cosa: liberate i prigionieri politici.
I colloqui tra governo e opposizioni sono fermi. Era previsto un tavolo comune per il 6 dicembre, ma è saltato. Il dialogo appare congelato.
Lilian Tintori e Mitzy de Ledezma rivendicano la liberazione “di tutti i prigionieri politici, come fu concordato nella tavola del dialogo” e al riguardo chiedono al Vaticano “che esiga dallo Stato venezuelano l’esecuzione delle disposizioni emanate dagli organismi internazionali”. Quindi, fanno un appello diretto a papa Francesco: “Sua Santità, faccia rispettare al governo il suo dovere internazionale di liberare i prigionieri politici”.
Il mondo dovrebbe prestare molta più attenzione a ciò che sta accadendo in Venezuela.
Anche la politica italiana dovrebbe impegnarsi di più. Oltre a qualche iniziativa portata avanti da alcuni parlamentari eletti all’estero, come il Pd Fabio Porta o il presidente del MAIE Ricardo Merlo, abbiamo visto davvero poco in questi mesi. La visita del viceministro degli Esteri Mario Giro in Venezuela è servita a poco. Eppure Giro ha dichiarato pubblicamente di essere molto vicino al Venezuela, preoccupato per le sorti del paese sudamericano.
Porta, insieme al responsabile Pd nel Mondo Eugenio Marino, incontrando Lilian Tintori e Mitzy de Ledezma durante la loro protesta pacifica davanti al Vaticano, ha espresso la propria solidarietà e vicinanza alle mogli, donne coraggiose, dei prigionieri politici, oltre a inviare attraverso un video pubblicato su Facebook un messaggio di speranza al popolo venezuelano.
Merlo più volte si è recato in terra venezuelana per confrontarsi con esponenti politici locali e per essere vicino ai connazionali ivi residenti. Il presidente del MAIE ha urlato dal Venezuela la vergogna di un governo Maduro che sta tenendo in ostaggio un intero popolo.
Sono moltissimi anche gli italiani che vivono in Venezuela e che soffrono da vicino la crisi del Paese, che vivono sulla propria pelle. Lo Stivale non li può e non li deve abbandonare.
La domanda che continua a rimbalzarci nella testa è sempre la stessa: cosa aspetta l’Italia, cosa aspetta il mondo, a tendere una mano al popolo venezuelano?
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