Alla fine e’ stata costretta ad ammetterlo: chi protesta contro i Mondiali di calcio in Brasile e’ contro il governo. E c’e’ chi ipotizza che potrebbe disertare la cerimonia di apertura per paura dei fischi. Dilma Rousseff, ex guerrigliera marxista che ha sopportato la tortura durante la dittatura militare, ha rotto il velo d’ipocrisia che ammantava le proteste e gli scioperi che hanno gettato nel caos il Brasile alla vigilia dei Mondiali di calcio. E ha smentito il suo predecessore nonche’ nume tutelare Lula, secondo il quale il voto alle presidenziali di ottobre non e’ legato al successo della pur importante vetrina sportiva planetaria.
Dilma, che mantiene ancora un comodo vantaggio di 15 punti percentuali sui rivali nei sondaggi ma continua a perdere consenso, ha denunciato oggi quello che era gia’ sotto gli occhi di tutti: il tentativo di politicizzare i Mondiali di calcio.
"La sistematica campagna contro la Coppa del mondo e’ piu’ che altro una sistematica campagna contro di noi", e’ sbottata oggi la lady di ferro brasiliana, che per "noi" intendeva il governo e il suo partito, all’interno del quale cominciano ad affiorare dubbi e perplessita’ sulla sua candidatura ad un secondo mandato.
Nel Partito dei lavoratori sono in molti a vedere con favore un ritorno di Lula al palazzo di Planato a Brasilia, anche se l’interessato ha smentito le voci ribadendo piu’ volte che Dilma "vincera’ le elezioni perche’ e’ la piu’ esperta e la piu’ brava di tutti2. E i sondaggi gli danno per ora ragione. Dilma e’ al 34 per cento delle intenzioni di voto, contro il 19 del suo piu’ accreditato rivale, anche se in un mese la presidente ha perso per strada tre punti. "Colpa della disinformazione e delle bugie dei nostri avversari, che vogliono far credere che le spese per gli stadi sono state sottratte a programmi sociali", ha denunciato oggi la presidente in una riunione di partito a Porto Alegre. "Ci sono molti nell’opposizione che vogliono tornare al passato", ha detto Dilma, che si trova pero’ a dover fare i conti con una serie di scioperi senza precedenti cin pesanti disagi a San Paolo e in altre delle 12 citta’ che ospiteranno i Mondiali.
Ad incrociare le braccia, o a minacciare di farlo, sono i dipendenti del trasporto pubblico, gli insegnanti, i metalmeccanici e perfino gli agenti della polizia militare ed i vigili del fuoco. Il governo federale di Brasilia ha dovuto fare ricorso all’esercito per fronteggiare recenti situazioni di caos a Salvador e Recife e trema all’idea che gli agenti restino consegnati nelle caserme anche durante i Mondiali. Nonostante le rassicurazioni di Lula, la rielezione di Dilma dipendera’ molto dalla portata delle proteste.
I Mondiali dovevano essere il fiore all’occhiello del governo e invece Dilma sembra sempre piu’ orientata a disertare la cerimonia di apertura nel timore di essere coperta di fischi, come accadde lo scorso anno durante il discorso di apertura della Confederations a Brasilia. Il ministro dello Sport, Aldo Rebelo, e’ corso in suo aiuto, invitandola a ”non avere paura dei fischi, perche’ chi protesta e’ un ignorante”. Parole che potrebbero rivelarsi un clamoroso autogol.
Discussione su questo articolo