Alle 18.24 la Plaza San Martin ammutolisce. Segna la Germania e l’urlo della folla nella storica piazza del centro di Buenos Aires, dove e’ stato allestito un megaschermo, si spegne. L’Argentina e’ stata battuta quasi alla fine dello scontro di Rio de Janeiro dalla Germania. Al Maracana’ sfuma il sogno ‘Mundial’. Fino a quel momento tutti – giovani e bambini, famiglie con carrozzelle, anziani e tante donne, molte con il volto dipinto con i colori dell’Albiceleste – speravano nella vittoria. La Seleccion di Lio Messi non stava giocando affatto male, ma Goetzi li ha beffati. a pochi minuti dalla fine.
Era stato un pomeriggio di gioia, con scorribande nei sentieri nel giardino della piazza, salti, urli da ‘campeones del mundo’, abbracci tra sconosciuti. Il delirio pareva sul punto di esplodere in mille forme, "i nostri sono eroi, siamo stati a un passo dalla gloria", urlano i telecronisti che ormai nessuno ascolta: si pensa solo a quel che e’ successo in una domenica che doveva rimanere nella storia e che in un secondo e’ diventata un vero incubo. Dopo il diluvio di ieri, in una giornata primaverile nel pieno dell’inverno, dai quartieri anche piu’ periferici della citta’ l’esercito degli ‘hinchas’ era confluito fin dal mezzogiorno in auto, autobus o a piedi nella zona dell’Obelisco, che spacca in due il centro della citta’. Da qui poi, lungo la avenida Santa Fe’, il ‘pueblo de la Seleccion’ si era velocemente spostato nella ‘Plaza’ per poter vedere la partita. In qualche minuto, la piazza si era tinta di biancoceleste.
Non era infatti semplice trovare qualcuno – soprattutto tra i piu’ giovani – che non avesse addosso la maglia dell’amato ‘Seleccionado’ di Lio Messi. E non si vedevano neanche le ‘camisetas’ di River, Boca o delle altre squadre del paese. Molti tifosi erano riusciti ad arrampicarsi sugli alberi, cosi’ come e’ successo con la gigantesca statua di San Martin (eroe dell’indipendenza nazionale), di fatto scomparsa dietro ai corpi degli ‘hinchas’ che urlavano, agitavano le braccia e le bandiere. Qualcuno batteva con forza il ‘bombo’, un ‘classico’ da sempre delle manifestazioni peroniste. Ai piedi della grande statua si vendeva il tradizionale cotillon ‘mundialista’: una vuvuzela 20 pesos, una bandiera, un ‘banderin’ o un cappello, 50.
La ‘musica’ che ha accompagnato una sconfitta simile a una ferita e’ l’hit argentino dei mondiali giocati nel paese eterno rivale, e cioe’ ‘Brasile dimmi che si sente…’, testo di un ispirato gruppo di ‘hinchas’, con ritmo rock anni settanta dei Creedence Cleawater Revival. Ma ci sono state anche incitazioni alla nazionale meno sofisticate e non indirizzate al Brasile, ma alla Germania rivale della finale: "dobbiamo battere questi ‘putos’ tedeschi..", frase ritmata all’infinito, oppure le piu’ tradizionali e inoffensive "Vamos, vamos Argentina.." e "Argentina, es un sentimiento..".
La partita finisce poco dopo il tramonto, nella notte del Rio de la Plata. Da Buenos Aires al nord dell’immenso paese sudamericano, fino al profondo sud patagonico, 40 milioni di argentini si preparavano a una notte magica e di follia. La zampata di Goetze ha rovinato tutto.
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